Rotazioni minime e un approccio mediatico soft: così Antonio Conte ha cambiato l’Inter.
“L’Inter di Conte non è una creatura nata pronta – è l’analisi de Il Resto del Carlino . È il risultato di un percorso, termine a cui il tecnico ha fatto spesso ricorso nell’ultimo anno e mezzo. L’allenatore ha dovuto cambiare strada davanti ad alcune risposte, finché non ha trovato l’indirizzo giusto.
La prima mossa di Conte è stata quella di costruire un’idea di gioco più incline alle caratteristiche dei difensori titolari. Skriniar-De Vrij-Bastoni, fisicamente dominanti e con ottime doti in costruzione, ma non certo dei velocisti.
In difesa non si cambiano mai interpreti e anche negli altri reparti il turnover è ridotto al minimo. Stessa formazione tra Lazio e Milan. Un solo cambio per il Genoa (era squalificato Hakimi), due per il Parma e altri due per l’Atalanta. In pratica, nove undicesimi sono rimasti fissi. Così la squadra si conosce, si rafforza, magari si stanca (e con i bergamaschi si è visto) ma alla lunga crea cemento contro cui è difficile non andare a sbattere. Di questa impalcatura fa parte a pieno titolo Eriksen. Conte lo ha tolto dai titolari per l’ultima sfida, inserendo Vidal.
Mossa che non ha funzionato, nonostante il risultato. Al contrario, il danese quando è entrato ha garantito maggior copertura e molte meno palle perse. Si è visto più volte in mezzo all’area a spazzare e ha prodotto un paio di recuperi importanti. È un giocatore recuperato per necessità, visto che a gennaio non è arrivato nessuno. Un anno fa sarebbe stato motivo di attrito, in questo (quarta e ultima tra le scelte felici) Conte sembra deciso a concentrarsi sul campo e far sì che tutti viaggino dalla stessa parte. Per questo, zero polemiche nelle dichiarazioni. «Non sono cose che possiamo influenzare», è l’opinione espressa riguardo ai guai societari. Si va decisi in una direzione. Nella speranza che Suning faccia la propria parte”.
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