Da oggetto misterioso a uomo che fa la differenza. A Gazzetta dello Sport Evaristo Beccalossi commenta la parabola ascendente di Christian Eriksen con la maglia dell’Inter. “Ho sempre creduto in lui. Lo ammetto, è stato un percorso accidentato: il suo valore non poteva mai essere messo in discussione, ma erano evidenti anche le difficoltà di inserimento. Io vedevo da subito grandi qualità, ma non mi capacitavo del fatto che non riuscisse a tirarle fuori. Adesso sono uno dei più felici perché amo i giocatori di qualità come lui: servono al calcio e all’Inter. In fondo, era soltanto questione di tempo…”.
“Il merito? È stata la vittoria del lavoro e della professionalità, di tutti. Lui si è inserito meglio: ha capito quale percorso fare, ha preso autostima, superato la timidezza iniziale e imparato la lingua. Ma Conte e il suo staff sono stati eccezionali: hanno lavorato sulla testa, sulla tattica, sulla fiducia. Il calcio non è la playstation, serve sempre pazienza per raccogliere risultati. In futuro gli auguro di ricevere l’abbraccio di un San Siro pieno”.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)