La stampa sportiva italiana, nello specifico quella che si occupa di narrazione calcistica, è quanto meno corresponsabile della mancata crescita del livello del nostro calcio a livello internazionale. Non tutta ovviamente, ma buona parte. Perché, il vizio tutto italiano di salire in maniera acritica sul carro dei vincitori, toglie stimoli, visione e progetto ad un movimento che da 11 anni non trionfa in Europa. Spesso e volentieri, infatti, resta a guardare.
L’Inter allenata da Antonio Conte, che per due stagioni non supera nemmeno il girone di Champions, sarebbe quanto meno un caso da analizzare; successivamente probabilmente da criticare da parte di giornalisti e opinionisti. Invece, tutto dimenticato, anzi, nemmeno mai processato quando Lukaku e compagni sono arrivati quarti nel girone, mancando di conseguenza anche l’ingresso in Europa League.
La stampa sportiva italiana sul carro dei vincitori
Con i soldi investiti, il mercato fatto e le aspettative sull’allenatore, come minimo bisognava parlare di fallimento ed esaminarne le cause. Soprattutto, concentrarsi sulla mancanza di un gioco propositivo, imprevedibile e coraggioso che oramai è fondamentale per entrare nella èlite del calcio internazionale. Adesso che l’Inter è in fuga scudetto dopo il successo da sbadigli -per gioco e qualità- con il Sassuolo, la stampa sportiva nazionale ha steso tanti di quei tappeti rossi ad Antonio Conte che nemmeno un addetto stampa personale si sarebbe spinto a tanto.
C’è un giornale in particolare, la Gazzetta dello Sport, una volta massimo rappresentane del giornalismo sportivo italiano che, da qualche tempo a questa parte, sembra l’house organ dell’Inter e del suo allenatore. Questa, non è informazione. E’ pura arte italica di lisciare il pelo ai potenti e ai vincitori. Per fortuna, in questa misera valle di lacrime, ci ha pensato Arrigo Sacchi. Ci ha ricordato infatti che l’Inter avrebbe bisogno di maggiore audacia e spregiudicatezza per provare ad essere grande anche in Europa. Che poi, alla fine, per prestigio e valore assoluto è quello che conta.
(FONTE: PAOLOBARGIGGIA.IT)
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