ESCLUSIVO – Orrico: “Bravo Conte! Lui pragmatico è riuscito a cambiare una società fantasiosa come l’Inter. E sulle mie dimissioni del ’92…”

“Vado a trovare la mamma, che ha 97 anni, poi me ne torno a casa mia”.
Corrado Orrico oggi compie 81 anni. E lo festeggerà così, in famiglia nella sua Volpara, insieme a mamma Vilma.
Una giornata semplice, scandita dai suoi affetti e immerso nei suoi pensieri.

Orrico, intanto auguri. Lei che ha vissuto l’Inter sulla propria pelle, che giudizio ha di questa ‘contiana’ vicina allo Scudetto?
“Io l’Inter la conosco da dentro e posso dire che è una società fantastica, vive di fantasia e non emergerà mai la sua parte concreta. E’ una società che fa pure una certa simpatia. Il problema qual era? Era che Antonio Conte, uno degli allenatori più pragmatici del panorama, andasse ad allenare una società fantasiosa… E devo dire che Conte è stato bravo ed è riuscito a cambiarla”.

Se guarda gli allenatori di Serie A vede un Orrico in giro?
“Negli allenatori uno guarda a come lavora, al tipo di progetto che vuole impostare. Quello che mi assomiglia di più è Gasperini, nella sua Atalanta rivedo la mia Lucchese, la mia Carrarese. E in Gasperini ritrovo anche il senso di autorevolezza, basta vedere quello che è successo con Gomez”.

A proposito di Gomez. Potrebbe far comodo all’Inter?
“Penso di sì. E’ un giocatore forte, che ha gamba. Ha tecnica e dinamismo, nello spirito di Conte uno come lui andrebbe bene”.

Cosa non le piace del calcio di oggi?
“L’aspetto babilonese che ha preso. Se penso alla Juve che acquista uno come Ronaldo… Beh, l’avvocato Agnelli, con un Paese come il nostro che vive il dramma di milioni e milioni di poveri, un colpo così non l’avrebbe mai fatto”.

E il divismo di certi giocatori?
“Il divismo fa parte del gioco, è un compromesso che si accetta. Si pensa di punire un giocatore perchè ha compiuto un gesto inopportuno e poi quel giocatore ti fa vincere la partita. Il calcio vive di equilibri tra il valore di un giocatore e i suoi eccessi”.

Torniamo a quel 19 gennaio 1992, ore 16.35, Atalanta – Inter (1-0) era finita da poco. Lei andò in sala stampa e sentenziò: “Ritengo che la mia presenza qui all’Inter sia, secondo le mie valutazioni, ormai più negativa che positiva. E’ bene che tolga il disturbo“. Si congedò dall’Inter lasciando sul piatto metà contratto (400 milioni di vecchie lire).
Sia sincero: se tornasse indietro lo rifarebbe?
“Feci una stupidaggine, ebbi un crollo nervoso e in quel momento mi mancò la lucidità. D’altronde, non dovevo raggiungere nessun risultato e con una vittoria saremmo andati al quarto posto”.

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