Marco Bellinazzo sul “Sole 24 Ore” approfondisce il progetto della SuperLega dal punto di vista finanziario.
“Se la Nfl americana che ha 300 milioni di tifosi nel mondo fattura a livello televisivo il doppio della Champions League di calcio che è seguita da almeno 3 miliardi di appassionati c’è qualcosa che non funziona nella valorizzazione del più prestigioso torneo calcistico internazionale. E soprattutto c’è un valore inespresso che va recuperato. Come? Aumentando il numero di partite tra le squadre di maggior blasone, titolari di un marchio globale riconosciuto in tutti i continenti e aggredendo i mercati con un prodotto nuovo. In poco tempo così sarà possibile passare da 3,2 miliardi di ricavi europei di Champions ed Europa League a 5/6 miliardi nel breve termine e fino a 10 miliardi nel medio termine.
Le ragioni dietro l’accelerazione
Questo è il ragionamento che i dirigenti e i proprietari dei top club europei andavano facendo da mesi. E questa è la filosofia che li ha portati alla mezzanotte di domenica 18 aprile a ufficializzare con una raffica di comunicati la nascita della Super League. Con una accelerazione tattica e strategica. Tattica poiché la Uefa avrebbe dovuto presentare alla stampa la nuova Super Champions da varare dopo il 2024, lunedi 19 aprile alle 14,30. E strategica perché la pandemia di Covid ha eroso dopo oltre un anno il giro d’affari del calcio europeo facendo volatilizzare ricavi e producendo un ammanco tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. Non c’era più tempo da perdere insomma. Fondamentale in ogni caso è stata la scelta dei club inglesi. La Premier League infatti con la sua dimensione globale e un fatturato stagionale che solo di diritti tv vale 3,6 miliardi all’anno è il campionato nazionale che aveva da perdere di più. E invece tra i 12 fondatori sono annoverati 6 club d’Oltremanica: Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Arsenal FC, Tottenham Hotspur e Chelsea. A questi si aggiungono AC Milan, Atlético de Madrid, FC Barcelona, FC Internazionale, Juventus FC, , Real Madrid CF, con un ruolo di primo piano di Florentino Perez (presidente della nuova società che gestirà la competizione), Andrea Agnelli e i Glazer proprietari dello United.
La competizione globale dell’entertainment
Tutti questi 12 club (a cui è probabile che presto se ne aggiungano altri 3 tra cui il Bayern Monaco e il Lispia della Red Bull tra i tedeschi) hanno in comune il fatto di essere ormai delle media company a sè stanti. Cioè produttori di contenuti media. E su questo piano, quello dell’entertainment-business, si svolgerà nei prossimi anni la guerra tra i grandi playes. Che non sono solo calcistici e non sono solo sportivi. I veri competitor dei top club europei infatti, soprattutto per il pubblico della generazione Z sempre più annoiato e disattento verso il calcio tradizionale, sono la Nba di basket, la Nfl, gli eSports, Fortnite, i viedogiochi, tutto il variegato mondo dei social network. Insomma, la competizione nell’economia dell’attenzione è globale e trasversale e per stare al passo con i tempi serviranno prodotti sempre più originali e accattivanti. Ecco perché il nuovo format e lo strappo emotivo e giuridico della Super League rappresentano solo i primi passi di un progetto industriale tanto ambizioso quanto ineluttabile.
Uefa e Fifa e il calcio territoriale
Le massime autorità calcistiche hanno dichiarato a loro volta guerra alla Super Laegue, ma potranno poco, come hanno potuto contro l’Eurolega di basket. Anche il mondo politico europeo ha subito tuonato contro la “privatizzazione” del calcio. La rivoluzione in atto tuttavia appare impossibile da fermare. Il calcio già prima del Covid viaggiava sempre più a doppia se non tripla velocità. Basta sovrapporre le classifiche dei fatturati e quelle sportive dell’ultimo decennio per capire come ormai combacino quasi specularmente. Il circolo dei club più ricchi in una visione sempre più elitaria e autoreferenziale esisteva già. Bisognerà perciò ripensare i modelli di sviluppo e di sussistenza del calcio “tradizionale”, quello legato ai campionati nazionali di vertice e non solo, affinchè si rinsaldi il legame territoriale dei club e si irrobustisca la funzione sociale dei club. In questo senso la desertificazione del calcio di base non conviene a nessuno.
Sussidiarietà e sostenibilità
Sarà perciò indispensabile che dalla Super League affluiscano ai club “minori” risorse in chiave solidaristica. Nello statuto della nuova entità si fa riferimento al fatto che «i pagamenti di solidarietà saranno superiori a quelli attualmente generati dal sistema europeo di concorrenza e dovrebbero superare i 10 miliardi di euro nel periodo di impegno dei club». Il nuovo torneo da lanciare prima possible nella intenzione dei fondatori (20 club totali, 5 invitati per meriti sportivi) sarà costruito con criteri di sostenibilità finanziaria, poiché tutti i club fondatori si impegnano ad adottare un quadro di spesa. In cambio del loro impegno, i club fondatori riceveranno collettivamente un pagamento una tantum di 3,5 miliardi di euro dedicato esclusivamente alla realizzazione di piani di investimento infrastrutturale e alla compensazione dell’impatto della pandemia Covid”.
(FONTE: IL SOLE 24 ORE)