E’ un gesto irrefrenabile, non ne possono fare a meno. Twittare di tutto e su tutto, pure su questioni di pallone. Per carità, la politica ne ha diritto, ma non si sopporta l’ipocrisia di alcuni personaggi che cavalcano di tutto, ora i vaccini, ora le riaperture, ora il calcio (pur non avendo propensione per nessuna materia). Tempo fa, quando la minima discussione si spostava su una possibile riapertura degli stadi o quando il mondo del calcio dilettantistico è stato (giustamente) stoppato dal governo tutti a sentenziare (destra e sinistra) “ci sono cose più importanti del calcio…”, “prima la salute”, “il calcio è un gioco, che vadano a lavorare…”.
Bene, il calcio è stato messo in secondo piano dalla quotidianità (e dal Covid). Ora che il calcio ritorna al centro del dibattito con il progetto della SuperLega eccoli tutti a starnazzare cercando di prendersi un po’ di visibilità.
Arriva la nota del presidente del Consiglio, Mario Draghi, e questo ci può stare: “Il Governo segue con attenzione il dibattito intorno al progetto della Superlega e sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport”. Finito qui? Macchè. Poteva mancare il tweet di Matteo Salvini della Lega? Certamente no: “Da tifoso milanista, dovrei essere contento che la mia squadra possa partecipare ad una SuperLega europea, incassando un sacco di soldi, a prescindere da merito, impegno e risultati. Ma, da sportivo e da italiano, dico che il denaro non è tutto, e i milioni non sono…”.
E quello di Enrico Letta del PD. “L’idea di una SuperLega per i più ricchi club europei di Pallone da calcio? Sbagliata e decisamente intempestiva. In Europa il modello NBA Bandiera degli Stati Uniti non può funzionare. Nel calcio e nello sport la forza sta nella diffusione, non nella concentrazione. E nelle belle storie tipo Atalanta, Ajax, Leicester”.
Destra e sinistra intervengono quindi sul dibattito della SuperLega, francamente il ‘sistema Italia’ – con il lavoro che manca, le vaccinazioni che stentano e il Covid che non molla – ne poteva a fare a meno.
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