La stampa italiana è unanime. Il voto più alto per questo 19° Scudetto è di Antonio Conte. Più di Lukaku e Barella. E’ lui il valore aggiunto della squadra.
“Lo scudetto è un capolavoro. Dopo la finale persa di Europa League si è caricato tutto su di sé. Ha dovuto combattere con un mercato fatto di nulla, se non di parametri zero più Hakimi. Non bastasse ha sopperito all’assenza della proprietà, non ha fatto sbandare il gruppo, neppure davanti ai mancati pagamenti dello stipendio. Ha provato a cambiare il gioco dell’Inter, ha iniziato più aggressivo (segnava e subiva tanto), con umiltà si è rimesso sulla strada giusta, adattando le sue idee. Ha cucito come un sarto il vestito su misura per la squadra, ne ha cambiato i protagonisti, mutato gli equilibri.
Non ha lasciato indietro nessuno. Più di tutto è riuscito a estirpare la vecchia mentalità e a instaurarne una nuova. Ha trasformato un gruppo di potenziali buoni giocatori in vincenti. Ha raggiunto l’obiettivo per cui era stato scelto, riportare all’Inter lo scudetto e spezzare la dittatura bianconera. Mentre gli altri parlavano di bel gioco, lui vinceva. Insieme alla miglior difesa della serie A ha pure un attacco che ha realizzato 74 reti, segno inequivocabile di una vocazione offensiva. La missione è compiuta”.
Corriere della Sera, voto 10
“Artifex maximus del 19° tricolore dell’Inter. Interrompe l’egemonia della Juve dopo 9 anni, riportando lo scudetto nella
Milano nerazzurra dopo 11 di latitanza. In controllo totale”.
Leggo, voto 9
“Ha chiuso l’era Juve che lui stesso aveva aperto. Ha plasmato la squadra, è entrato nella testa dei suoi giocatori, ha dominato gli scontri diretti. Era partito inseguendo un’idea ardita e fuori asse con la rosa a disposizione, ma ha capito
quando era il momento di tornare indietro: perfetto”.
La Gazzetta dello Sport, voto 10
“II quinto campionato vinto sui sette interi vissuti tra Italia e Inghilterra è quello che gli dà il piacere più intenso. Lui aveva aperto il ciclo della Juve, diventando eroe assoluto della gente bianconera; lui lo ha chiuso, guidando alla ribellione il nemico più fiero dopo aver cambiato bandiera. Ha fatto migliorare tutti, tranne Vidal e Kolarov, vicini al fine corsa, e lo iellatissimo Sensi. È tornato a vincere dopo un anno di digiuno (esperienza per lui inedita), ammettendo nei fatti gli errori di partenza. Nel 3-4-1-2 iniziale aveva provato da trequartista Eriksen, Sensi, Barella e Vidal. Invano, perché l’attacco segnava a raffica ma la difesa senza filtro faceva acqua. Così, ha di nuovo dato malamente l’addio all’Europa. Poi, però, ritrovata la sua identità più produttiva è tornato a dettare legge in campionato, terreno di caccia preferito”.
La Stampa, voto 9