Davvero San Siro non poteva accogliere più di 1.000 spettatori?

Alzi la mano chi ieri sera, durante la finale di Coppa Italia, non ha avvertito quella – ormai tristemente straniante – sensazione di normalità, ascoltando il rumore del pubblico nel prepartita e durante il match. Erano solo 4300, eppure i cori, le emozioni, la passione erano ben tangibili, rimbombavano nei nostri salotti e ci consegnavano un messaggio di rinascita, di ripartenza. Perché il calcio, in Italia, non può essere considerato soltanto uno sport: è fenomeno sociale, aggregazione collettiva. Di sentimenti e di corpi.

Ecco, dopo aver assistito da esterni al ritorno (seppur in percentuale ovviamente e giustamente ridotta) del pubblico negli stadi, il nostro sguardo non poteva che essere rivolto alla partita di domenica fra Inter e Udinese e alla grande festa – con premiazione – che verrà subito dopo il match. Alzino ancora una volta la mano i tifosi nerazzurri che non abbiano pensato: ma se in uno stadio con una capienza da 22.000 possono entrare in più di 4.000, perché a San Siro (80.000) non può entrare nessuno? Nella giornata di oggi, poi, l’annuncio che al Meazza potranno entrare in mille. E saranno solo ed esclusivamente dipendenti dell’Inter, famiglie dei calciatori e sponsor. Ha tutto il gusto (più agro che dolce) di un palliativo, diciamocelo.

Davvero non si poteva fare di più?

La domanda sorge spontanea: se in occasione dell’assegnazione del secondo trofeo italiano in ordine di importanza è stata concessa la possibilità di riempire lo stadio per il 20% della capienza, per quale motivo non si è agito in maniera uniforme per quel che riguarda il primo trofeo del nostro Paese? E in generale, perché non si è sfruttata l’ultima giornata di campionato – in un periodo nel quale la curva epidemiologica è in costante decrescita – per adibirla a prova generale in vista delle gare degli Europei, nelle quali anche l’Olimpico di Roma verrà riempito per (almeno) il 20% della capienza?

Nel caso dell’Inter, inoltre, parliamo dello stadio più grande d’Italia, che avrebbe sicuramente garantito il massimo del distanziamento e della sicurezza. L’Inghilterra può essere utilizzata, ancora, come metro di paragone, e in particolare il confronto regge se pensiamo alle capienze di San Siro e Old Trafford, praticamente identiche. Ieri a Manchester erano in 10.000. Certo, sarebbe probabilmente eccessivo avanzare la stessa pretesa per quel che riguarda Milano, innanzitutto perché l’Inghilterra sta meglio dell’Italia dal punto di vista pandemico, ma davvero non si poteva fare di più? Il sistema messo a punto per la finale di Coppa Italia – con app dedicata – è inappuntabile, intelligente, sicuro e probabilmente verrà riproposto anche per gli Europei. Insomma, non sussiste un solo motivo per cui la stessa modalità non venga attuata anche per l’ultima giornata di campionato.

Il grande paradosso

La decisione ministeriale di fare entrare i mille e, nello stesso tempo, la concessione – da parte della Prefettura – di accogliere 4500 tifosi in un’area di circa 19.000 mq fuori da San Siro, stride enormemente. Perché non fare entrare questo numero, in modo da arrivare a 5.000 circa all’interno dell’impianto, ed evitare di rivedere quegli assembramenti, i cui protagonisti vengono immediatamente e perentoriamente tacciati di incoscienza? Servirebbe un minimo di buonsenso e di logica per comprendere che questo gruppo di persone, se spalmato all’interno dello stadio, non comporterebbe rischio alcuno. Ma tant’è. A noi sembra solo un grande paradosso che mal cela un certo ostracismo ed una generale idiosincrasia nei confronti dei tifosi di calcio.

I Campioni d’Italia avrebbero meritato di ascoltare i cori dei propri tifosi, di abbracciarli idealmente, di vedere qualche bandiera nerazzurra. Di rendere ancor più indimenticabile il giorno in cui alzeranno nel cielo di Milano quella Coppa. I calciatori e i tifosi avrebbero meritato di dirsi grazie reciprocamente. Di persona. È stata sicuramente un’occasione persa. Siamo sicuri, però, che avvertiranno tutto il calore del popolo nerazzurro e comprenderanno, una volta in più, cosa significa vincere uno Scudetto all’Inter. Il sogno è che la prossima stagione sportiva ci riservi l’occasione di celebrare una nuova festa, questa volta completa, con tutti i protagonisti all’interno della nostra Scala del Calcio. Magari con una stella da aggiungere…

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