Noi siamo l’Inter. I danni di Suning e le conseguenze

La quiete prima della tempesta

Conte-Inter, titoli di coda? La notizia in prima pagina de La Gazzetta di questa mattina ha svegliato i tifosi interisti con angoscia e timori. Quanto costruito in due anni dal tecnico di Lecce, infatti, potrebbe andare in fumo. La tanto attesa riunione fra il mister e il presidente non ci sarà, poiché sabato, alla vigilia dell’ultimo match contro l’Udinese, qualcosa di chiaro era stato già riferito: vendere almeno due titolari per risanare il bilancio martoriato dai mancati introiti. Secondo il quotidiano rosa, infatti, l’Inter ha necessità di chiudere in fortissimo attivo, con una plusvalenza di quasi 100 mln. La cifra è considerevole, soprattutto se si pensa che non ci sono altre strade se non la cessione di giocatori per avvicinarsi a tale somma. 

E Conte non ci sta. La volontà di rimanere c’è, ma a quali condizioni? Ripartire da capo, con una rosa indebolita, difatti, potrebbe non essere lo scenario peggiore. E’ il futuro senza sbocchi, senza respiro, senza organizzazione, con incognite societarie a gettare ombre sulla volontà dell’allenatore. E in parte c’è da capirlo. Ricominciare da un’altra parte, con nuovi stimoli, ma anche con basi instabili non è il suo sogno – e l’ha sempre ribadito -, ma contro il diktat cinese di tagliare le spese e i costi non si può far altro che accettare o andarsene. Il dubbio che rimane è questo: si poteva evitare una fine così ingloriosa a tre giorni dalla consegna della Coppa? Sì, poiché l’Inter non è lo Jiangsu.

I danni di Suning

A rimetterci sarà l’Inter, che si ritroverà, in caso di addio definitivo di Conte, senza un allenatore, con un progetto ridimensionato e con un paio di big sul mercato. Il tutto con un Europeo di mezzo, con i dirigenti a tener testa ad una vera e propria rivoluzione in casa e a dover sottostare alle richieste della società. Il danno maggiore – o la beffa – è che con o senza Conte almeno un top player verrà ceduto. E se l’acquirente sa che hai necessità di monetizzare, non offrirà mai quanto richiesto, ma Beppe&Piero sono abituati a queste operazioni. Sotto FFP, per tre anni, Ausilio ha dovuto fare i conti con le plusvalenze, realizzando un tesoretto non indifferente. La domanda che, però, ci si pone è: perché 100 mln subito? Le altre società con un bilancio in rosso, come il nostro, dovranno fare i conti lo stesso con una situazione analoga, ma non si parla di cessioni straordinarie. Ecco, 100 mln in una sola finestra di mercato sembrano davvero troppi, esagerati. 

Allora sorge spontanea un’altra domanda: perché Suning, tramite la controllata lussemburghese, ha contratto un debito di 270 mln, per poi dover cedere un big, fatto che fino a poco tempo fa era escluso categoricamente? Infatti, si è sempre parlato, soprattutto con la comparsa di Oaktree, di continuare nelle prossime stagioni a lottare per lo scudetto, raggiungere con regolarità la qualificazione Champions e fare bene in Europa. La necessità di ripianare il passivo a bilancio nasce da una strategia di Suning di avere tutti i conti a posto quando finalmente la pandemia sarà un vecchio ricordo, così da poter mantenere salda la leadership. Tuttavia, così facendo, tifosi e addetti ai lavori stanno protestando e protesteranno, perché si calpesta l’onore di questa maglia, sia che Conte resti o che vada. Non è rispettoso. Non sarebbe stato meglio cedere tutte le quote o una parte di esse (con effetto immediato) al posto di condannare una società a vivacchiare? 

Le conseguenze

Non si può dopo mesi di silenzi arrivare in Italia, alzare la Coppa e dire: “beh, a questo punto, dobbiamo abbattere i costi e risanare il bilancio. Dispiace, ma dovremo vendere”. Non si può a fine maggio entrare a gamba tesa su tecnico e squadra. E’ troppo tardi: mentre gli altri club stanno programmando il futuro (leggasi mercato), noi aspettiamo che l’allenatore ceda o sia costretto ad andarsene. E no, non siamo una squadra che deve rifondare o ripartire (Sassuolo o Fiorentina), siamo l’Inter, campione d’Italia. E ripartire significa fare due anni indietro. In questo marasma, ad affondare il colpo è Oriali, uomo spogliatoio, l’identità nerazzurra, il quale dal ritiro sardo della Nazionale ha ribadito che sarebbe meglio per lui pensare ai prossimi impegni azzurri al posto dei problemi “di là“. Se dovesse salutare Conte, non è escluso che lo segua, mettiamoci dentro anche un big (non si sa ancora chi sia il prescelto) ed ecco a voi una squadra ridimensionata, senza contare che alcuni giocatori hanno scelto l’Inter per Conte. Quindi, immaginate lo spirito di questi se l’allenatore se ne andasse. Qual è il vero piano di Zhang? Vincere? E con chi, con quali mezzi?

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