Mentre le voci su un suo futuro al Tottenham si rincorrono freneticamente, arrivano nuove anticipazioni dell’intervista rilasciata da Antonio Conte a Dazn con Diletta Leotta, quando ancora l’addio del tecnico all’Inter non era ufficiale. Si parte, ovviamente, dall’esperienza in nerazzurro: “Penso di essere una persona che non si accontenta delle situazioni “comode”. Ho scelto la situazione più difficile. L’obiettivo, quando ho firmato per l’Inter, era quello di un progetto triennale per riportare l’Inter ad avere ambizione, a tornare a giocare per obiettivi importanti. Il fatto di esserci riuscito al secondo anno è stata una grande cosa”.
Ma cosa significa, per Antonio Conte, fare l’allenatore? “Sicuramente non è semplice, soprattutto se lo vuoi fare a grandi livelli e ne hai la capacità. Perché comunque le pressioni e le aspettative sono alte, lo stress è veramente tanto. Devi essere bravo a convivere e gestire certe situazioni sapendo che ti ritrovi sempre solo“. Di sicuro, il tecnico salentino fa della sincerità nei confronti dei suoi ragazzi uno dei valori peculiari, a livello umano e gestionale: “Una cosa che mi riconoscono i calciatori è che è meglio una brutta verità che una bella bugia. Su una brutta verità costruisci, anche se al momento il calciatore o la persona che lavora con te ci può rimanere male. Ma alla fine apprezza perché una brutta verità porta a un ragionamento, una riflessione e poi ad un miglioramento”.
Il tecnico Campione d’Italia con l’Inter esprime il suo parere sul momento della svolta nella stagione nerazzurra: “A livello di campionato il momento decisivo è stato il sorpasso sul Milan. In quel momento devi reggere la pressione, perché da cacciatore diventi lepre. E devi capire che, da quel momento in poi, tutto dipende dal tuo risultato. Non dipendi da niente e da nessuno ma sai che vincendo metti pressione a tutti. Poteva esserci un po’ di ansia da primo posto in classifica, invece noi abbiamo accelerato. Credo sia stato quello il momento decisivo perché, da lì in poi, chi era dietro ha faticato: vedevano che chi stava davanti continuava a vincere”.
Diverse volte, nel corso del campionato, Conte ha sottolineato che molti dei suoi ragazzi non erano abituati a comandare un campionato. Riuscirci non era facile, ma la missione è stata compiuta. “I ragazzi sono maturati, è inevitabile che sono all’inizio. Per tantissimi è la prima volta che vincono qualcosa di importante in carriera. Tuttavia, come dico sempre, quando inizi a vincere poi la vittoria ti deve entrare nel cervello. Deve essere tua. E sai che per vincere a volte devi esasperare alcune situazioni. I ragazzi sono stati veramente bravi: tutti loro stanno iniziando un percorso da vincenti“.
Ulteriore motivo di orgoglio è senz’altro quello di aver interrotto il dominio juventino che durava da quasi un decennio: “Non solo i ragazzi hanno vinto un campionato italiano, ma hanno vinto un campionato che per 9-10 anni aveva avuto solo una storia. E il fatto che abbiano realizzato questa impresa è un grande merito“.