Dopo la tragedia sfiorata nel pomeriggio di sabato, adesso ci si interroga su quali potrebbero essere le cause che hanno provocato l’arresto cardiaco per Christian Eriksen durante Danimarca-Finlandia. A tal proposito, è stato ascoltato lo specialista in cardiologia clinica, Bruno Carù, colui che nel 1996 si occupò della patologia di un altro calciatore nerazzurro, Nwankwo Kanu. Tuttavia, Carù fa subito chiarezza: “Fu una situazione completamente diversa. Kanu aveva una cardiopatia congenita che non era stata riconosciuta da giovane”.
Lo specialista prova così a ricostruire quanto è accaduto ad Eriksen due giorni fa: “Quando è entrato negli spogliatoi e si è cambiato, sicuramente c’era già qualcosa che non andava bene a livello di cuore – spiega Carù a Radio Anch’io -. Il cuore non va incontro a un arresto cardiaco perché cambia il tempo”. Ovvio che adesso la carriera del centrocampista danese sia a forte rischio: “Carriera finita? Non è detto, bisogna vedere cosa ha determinato l’arresto. Se la patologia è curabile e rimediabile, le condizioni del cuore possono essere riportate a una situazione tale da evitare situazioni di rischio, il giocatore potrebbe tornare a giocare. Non voglio escludere a priori uno sviluppo che teoricamente esiste. Credo comunque che la serie di analisi a cui si dovrà sottoporre renda difficile ipotizzare che per l’inizio campionato sia in campo”.
Tutt’ora non ci sono evidenze cliniche tali da giustificare un episodio del genere: “Come è stato possibile? Ci sono situazioni non facilissime da riconoscere. Ad esempio la sindrome di Brugada che ha una variabilità enorme negli elettrocardiogramma”.
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