Il tifo nerazzurro si è già diviso sull’acquisto di Hakan Calhanoglu: se dovessimo pesare col bilancino il sentimento prevalente, probabilmente lo scetticismo avrebbe la meglio sulla soddisfazione. Legittimo, poiché non parliamo di un top player: l’Inter, essendo storicamente un top club, dovrebbe poterne accogliere con regolarità. Sarebbe tuttavia capzioso non tenere in debita considerazione il quadro societario e internazionale nel quale Marotta e Ausilio si stanno muovendo: un conto è la dimensione storica dell’Inter, un’altra il contesto attuale.
Perché Calhanoglu è un ottimo acquisto
Bisogna tener conto di almeno quattro fattori, nel momento in cui si giudica il nuovo acquisto nerazzurro. I primi due sono fin troppo scontati, ma urge ricordarli a fronte di alcune aspettative eccessive, ed ingiustificate, che si ripongono nei confronti del mercato che l’Inter sta conducendo. Il primo è che siamo nel pieno di una forte contrazione dei ricavi figlia della pandemia, per i motivi che ben conosciamo: è un fatto. Al tempo stesso, inutile negare che per la Beneamata le ristrettezze si facciano sentire di più, rispetto agli altri club: l’Inter è l’unica grande società che ha bisogno di chiudere il mercato con un forte attivo, di circa 80 milioni. Non è un’esigenza che nasce dal nulla, è evidente. Ristrettezze imposte dalla Cina, crisi di liquidità per Suning in seguito ad investimenti sbagliati in patria: sono fattori che si accavallano, l’uno non esclude l’altro, e che rendono naturalmente complicato il progetto sportivo di una squadra di calcio. Per cui, banalmente, si fa quel che si può.
Detto del contesto generale, occorre tenere ben presenti altri due punti chiave: il primo è che l’Inter è stata privata di Christian Eriksen. Tornerà a giocare o no? Se sì, potrà farlo in Italia o meno? Tutte domande legittime che ad oggi passano tuttavia in secondo piano, dal momento che non è ancora stata fatta chiarezza da un punto di vista clinico. Ma soprattutto perché ciò che è successo al ragazzo è stato troppo grave per stabilirlo con precisione, oggi. L’Inter non sa dunque se potrà riaccogliere Eriksen ma, nel caso migliore e che tutti ci auguriamo, saranno necessari diversi mesi. Per questo motivo, era obbligatorio ingaggiare un sostituto.
Quarto fattore: molti hanno asserito che si sarebbe potuti ricorrere ad una soluzione interna. Sul serio? L’Inter era corta, da un punto di vista qualitativo più che quantitativo, già nella scorsa stagione: ha trovato la quadra solo dopo aver inserito lo stesso Eriksen affiancandolo a Barella e Brozovic, uniche due vere certezze della rosa nerazzurra a centrocampo. Sensi è un calciatore spettacolare ma due anni sono abbastanza per rendersi conto che non ci si può affidare al centrocampista umbro, per colpe non sue (il che rende la cosa ancor più beffarda), bensì degli infiniti problemi fisici che lo attanagliano con snervante assiduità. Affidarsi ad un calciatore (molto bravo) con il suo storico di infortuni, come titolare fisso, sarebbe stata la scelta giusta? A voi le conclusioni.
Per quanto riguarda il resto dei centrocampisti, Vidal partirà e nella scorsa stagione è risultato l’ombra del calciatore che era, Vecino è orientato a fare una nuova esperienza ma comunque è – anche lui – predisposto agli infortuni. Dunque, rimane il solo Gagliardini. A meno di non affidarsi al buon Roberto e farne il perno di centrocampo dell’Inter Campione d’Italia, era assolutamente necessario attingere dal mercato per reperire nuove risorse. E così, non avendo fondi a disposizione per acquisire cartellini, Marotta e Ausilio si sono guardati intorno sondando il mercato dei parametri zero, possibilmente rintracciando profili che conoscessero già la Serie A: Calhanoglu era obiettivamente il migliore disponibile per sostituire Eriksen.
Non si può vivere su Marte: lo snobismo è fuori contesto
Tutti i tifosi dell’Inter per il proprio centrocampo desidererebbero Kanté, De Bruyne o Kroos. Poi però bisogna allinearsi con la realtà, spegnere la PlayStation, traslocare da Marte e smetterla con lo snobismo. Non è il momento, alla luce del contesto descritto poc’anzi. Eriksen è ovviamente di un altro livello rispetto a Calhanoglu, non ci vuole un genio per affermarlo, ma ad oggi il mercato da condurre a zero euro (anzi, incassando a volontà) non proponeva nulla di meglio.
Calhanoglu ha problemi di continuità, lo ha dimostrato anche nella stagione scorsa: girone d’andata spettacolare, drastico calo nella seconda tornata del campionato. Tipico segno del fatto che le qualità esistono, sono sotto gli occhi di tutti e che bisogna lavorare sulla testa del calciatore, al quale manca quello switch psicologico – prima che tecnico – per fare il salto di qualità. I numeri delle sue quattro stagioni con il Milan, in ogni caso, sono importanti. Nel 2017-18 è entrato in 15 realizzazioni rossonere (6 gol e 9 assist), nel 2018-19 in 9 (3 gol e 6 assist), nel 2019-20 in 18 (9 gol e 9 assist), nel 2020-21 in 14 (4 gol e 10 assist). Nell’ultima annata è stato il calciatore che, nei top 5 campionati europei, ha creato più occasioni: 98. C’è decisamente di peggio. E l’Inter da tempo soffre di astinenza da gol – in grandi quantità – da parte di centrocampisti.
Simone Inzaghi, probabilmente, ha pensato a lui per il ruolo di mezzala sinistra da affiancare a Barella e Brozovic o, all’occorrenza, di trequartista (la zona che ha occupato quasi sempre al Milan) in un 3-4-1-2. Di certo parliamo di un calciatore che, come testimoniano i numeri, è efficace in fase offensiva con gol e assist. Non è un campione? Certo, ma davvero ci si aspettava un mercato di campioni dopo che il presidente stesso ha dichiarato che l’obiettivo prioritario è quello di recuperare i ricavi persi durante la pandemia attraverso le cessioni? Ancora una volta, se si coltivano pensieri del genere, urge fare la valigia e scappare via da Marte. Marotta e Ausilio, fortunatamente, sono ben saldi sul pianeta Terra e concentrati nel fare il meglio con le risorse (poche, pochissime) che sono state loro messe a disposizione. E complimenti a entrambi.
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