Siamo giunti al 12 agosto e da più di due mesi, ormai, l’Inter ha ceduto Achraf Hakimi per 68 milioni più bonus al Psg, rimanendo impelagata a lungo nella ricerca del suo sostituto. Fino alla cessione di Lukaku, i profili papabili erano essenzialmente due, da raggiungere rigorosamente in prestito con diritto di riscatto, causa budget inesistente: Nahitan Nandez del Cagliari ed Hector Bellerin dell’Arsenal. Poi l’addio dell’ex numero 9, che ha messo in condizione Marotta e Ausilio di poter contare su 50 milioni circa, con i quali completare l’indebolita rosa nerazzurra.
Oltre a Dzeko, già arrivato a Milano nella giornata di ieri e presente ad Appiano Gentile, arriverà un altro attaccante. Ma l’approdo di Lukaku al Chelsea per 115 milioni ha consentito alla dirigenza nerazzurra di fiondarsisu quella che era la prima scelta per il post-Hakimi, irraggiungibile in precedenza per indisponibilità della società proprietaria del cartellino (il Psv Eindhoven) a cedere il giocatore in prestito: parliamo di Denzel Dumfries, l’erede di Hakimi. L’accordo è stato trovato per 12,5 milioni più 2,5 di bonus e potrebbe sbarcare già in serata a Milano, al massimo domani.
Dzeko, Dumfries e l’altro attaccante: l’Inter metterà a posto – almeno numericamente – la batteria degli esterni (Dumfries, Darmian, Perisic, Dimarco) e il reparto avanzato, che verrà completato da Lautaro e Sanchez. Con la difesa che con tutta probabilità rimarrà intatta nei suoi sei interpreti, in molti però sottovalutano un problema chiamato centrocampo.
Tanto fumo…poco arrosto
L’Inter può disporre di tre titolari affidabili: Barella, Brozovic e Calhanoglu. Tuttavia, non possono bastare. La squadra di Simone Inzaghi dovrà affrontare le tre competizioni e deve mettere in conto la possibilità di effettuare delle rotazioni giocando molte partite ravvicinate, in particolare nei primi mesi della stagione. Lo spettro di possibili infortuni, inoltre, è dietro l’angolo e non ci si può affidare alla fortuna: è un giochino pericoloso.
Il fattore che distorce la percezione del problema centrocampo è che numericamente l’Inter ha un reparto all’altezza: oltre ai tre titolari succitati, ci sono Sensi, Vidal, Vecino e Gagliardini. Sette centrocampisti, numero sufficiente a prima vista. Ma quali sono le garanzie che danno? Sappiamo benissimo della tremenda inclinazione di Sensi verso i problemi fisici: il centrocampista umbro sarebbe, ad oggi, il primo ricambio al terzetto titolare. Se dovesse trovare continuità, si tratta di un calciatore eccezionale. Ma non si può scappare da quell’enorme “se”. Discorso simile per Vecino: giocatore diverso, neanche lontanamente paragonabile alle qualità tecniche di Sensi ma con fisicità che in Serie A può risultare utile. Tuttavia, nella scorsa stagione ha giocato pochissimo a causa di un grave infortunio che lo ha portato all’operazione. Si può trattarlo da certezza?
Veniamo a Vidal e Gagliardini. Il cileno, infortuni a parte che lo hanno tenuto fuori per diverse partite, ha dimostrato di essere nettamente in fase calante: normale, a 34 anni, per chi è stato un centrocampista straordinario, totale, ma che ha sempre fatto della grinta e dell’intensità la sua caratteristica peculiare. Certo, nessuno – ad Appiano – si aspettava un declino così netto. Vidal nella corsa stagione è stato più volte dannoso, vedi il girone di Champions League, nonostante qualche colpo da campione ancora in canna, per esempio la partita disputata a San Siro contro la Juventus nel mese di gennaio. E Gagliardini? Al momento è infortunato, ma ci si può davvero affidare a lui in partite potenzialmente decisive, in campionato o addirittura in Champions? A voi i commenti. La situazione generale è: tanto fumo (giocatori), poco arrosto (garanzie).
Nandez è la soluzione
Siamo così giunti alla conclusione: l’Inter non ha garanzie al di fuori dei tre titolari. Per questo motivo, ritorniamo al punto di partenza: Nahitan Nandez è nato mezzala, ha ricoperto quel ruolo per anni prima di traslocare sulla corsia di destra e, ogni tanto, pure a sinistra con il Cagliari nell’ultima annata. Come si evince, è un giocatore estremamente duttile, che si è fatto apprezzare da ogni allenatore con cui abbia lavorato: un vero e proprio jolly. Con un bel tiro da fuori, caratteristica che non guasta mai. Sarebbe utilissimo nelle rotazioni, consentendo ad Inzaghi – per esempio – di far rifiatare un calciatore come Barella, arrivato stremato al termine della passata stagione a causa di un impiego prolungato e perenne per mancanza di alternative valide. Gli effetti si sono visti anche agli Europei, dove non siamo riusciti ad apprezzare il giocatore al pieno del suo potenziale con la Nazionale Italiana.
Se davvero l’Inter vuole essere competitiva in Italia e tentare di qualificarsi per gli ottavi di finale in Champions League, tanto passa anche dalla possibilità di far rifiatare i calciatori al momento giusto, specie nel reparto che richiede il dispendio di energie più elevato: il centrocampo. Privare Inzaghi anche di questa possibilità sarebbe un delitto. La volontà di Nandez è quella di approdare in nerazzurro, il Cagliari è al momento indispettito dal suo atteggiamento, ma il mercato ci insegna che i desideri del calciatore, oggi, fanno sempre più la differenza. Un altro anno di permanenza dell’uruguaiano in Sardegna, da infelice, non conviene a nessuno. Marotta e Ausilio hanno quanto meno l’obbligo di provarci. E no, Dumfries non può e non deve escludere Nandez.
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