Arrivato all’Inter nella sessione estiva del 2020, Arturo Vidal ha sicuramente deluso le aspettative al suo primo anno in nerazzurro. Le sue prestazioni negative, unite a una tenuta fisica non apparsa impeccabile che lo ha costretto ad assentarsi spesso e volentieri, avevano creato malcontento nei tifosi interisti. Se a questo fattore aggiungiamo il diktat di Zhang, esplicitato alla vigilia dell’ultima giornata dello scorso campionato (Inter-Udinese), di dover tagliare il monte ingaggi del 15/20%, alzi la mano chi non ha pensato a Vidal come primo indiziato alla cessione.
L’Inter ci ha pure provato, inutile essere ipocriti ed affermare il contrario, ma è stata decisiva la volontà del giocatore di restare in nerazzurro. I maligni, o i meno ingenui, avranno pensato che non ci fosse nessuno disposto a garantirgli l’ingaggio percepito a Milano (6,5 milioni netti) e che la sua fosse una scelta di comodo. Fino a un certo punto. Perché le prestazioni del cileno nelle prime due partite stagionali (e pure nelle amichevoli si intravedeva qualcosa di diverso) sono state ottime.
Ma com’è nata questa nuova versione di Vidal? La Gazzetta dello Sport racconta di un decisivo colloquio con Simone Inzaghi: “Arturo Vidal non è un acquisto ma è come se lo fosse. Il cileno ha colpito favorevolmente l’allenatore. L’ha fatto prima a parole: i due hanno avuto un colloquio, al rientro del centrocampista. Vidal ha garantito di voler restare, di voler dimostrare quel che non è riuscito a dare un anno fa. Poi sono arrivati i fatti. Prima in amichevole, poi con le prestazioni contro Genoa e Verona, ingressi in campo decisi e decisivi”. All’esordio il gol, al Bentegodi ha contribuito a cambiare la partita servendo Darmian sull’azione del 2-1, oltre a tanta lotta, recuperi palla, calci di punizione conquistati con intelligenza ed esperienza. Quella che Inzaghi gli chiede. Vidal può essere un fattore decisivo.
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