Il lavoro svolto dai dirigenti nerazzurri durante questa sessione estiva è riconosciuto all’unanimità come straordinario. Marotta, Ausilio e Baccin hanno sopperito alle difficoltà della proprietà armandosi di pazienza, tenacia, professionalità ma soprattutto tanta, tantissima competenza. Le richieste esplicitate da Zhang prima di partire per la Cina erano state secche e molto impegnative: mercato da chiudere in attivo di 80-100 milioni, risparmio sul monte ingaggi del 15-20%.
Ebbene, gli addii di Hakimi (per necessità di bilancio) e di Lukaku (per scelta del giocatore) sono stati molto diversi nelle modalità ma hanno fattivamente condotto allo stesso risultato: far straripare il saldo in attivo del mercato. Se contiamo solo la spesa per il prestito di Correa – che ammonta a 5 milioni – e non i 25 (più uno di bonus) che l’Inter dovrà corrispondere alla Lazio la prossima stagione per esercitare l’obbligo, la società di Viale della Liberazione può vantare un saldo di +147 milioni. Il più alto in tutta Europa, per distacco: al secondo e terzo posto ci sono Borussia Dortmund e Udinese, che sono state comunque doppiate dall’Inter. Nondimeno, i dirigenti sono anche riusciti a tagliare del 15% il monte ingaggi, risparmiando circa 25 milioni. Insomma, obiettivi centrati in pieno.
Di fronte a questi numeri impietosi, era normale aspettarsi una squadra drasticamente ridimensionata. No, non stiamo dicendo che l’Inter sia più forte dell’anno scorso, poiché le assenze di due top player assoluti del ruolo come Hakimi e Lukaku pesano e peseranno, ma l’impresa realizzata dei dirigenti è essere riusciti a costruire un gruppo ancora competitivo, laddove in pochi ci sarebbero riusciti. Diverso, certo, ma questa Inter – guidata dall’ottimo Simone Inzaghi – ha voglia di lottare per difendere il titolo. Normale che non si possa avere la certezza di riuscirci, ma i nerazzurri sono (e devono essere) convinti di potercela fare.
E allora, vien da sé che i protagonisti di questo mercato difficilissimo ma condotto con sapienza, riuscendo a limitare i danni, meritino un riconoscimento. I dirigenti nerazzurri hanno risposto all’addio di Conte strappando subito Inzaghi alla Lazio, poi si sono trovati costretti per diktat della proprietà a cedere a malincuore un fenomeno come Hakimi. Come se non bastasse, è arrivata la tragedia sfiorata di Eriksen a far piovere sul bagnato. Anche in quel caso, però, reazione immediata e decisa: dentro Calhanoglu. Poi l’addio di Lukaku, che ha spinto per andarsene (come rivelato dal padre di Inzaghi questa mattina): giusta la decisione di non trattenere un calciatore scontento, in pieno stile Marotta. E allora, nonostante dei 115 milioni incassati ne siano stati messi a disposizione solo 45, il trio dirigenziale ha fatto di necessità virtù, portando a casa tre giocatori: il sostituto di Hakimi che mancava (Dumfries) e due attaccanti, dei quali uno a zero (Dzeko). Presto per dire se queste mosse si riveleranno felici, sarà il campo a raccontarcelo, ma di certo denotano acume ed intelligenza.
Simone Inzaghi è rimasto piacevolmente impressionato dalle capacità dei suoi dirigenti di reagire a difficoltà di tutti i tipi: quelle causate dalla proprietà (Hakimi), dalla scelta secca quanto inaspettata di un giocatore simbolo (Lukaku), dalla sfortuna che si è abbattuta su un ragazzo eccezionale (Eriksen). Appare chiaro che Marotta, Ausilio e Baccin meritino un riconoscimento, che significa rinnovo contrattuale. Magari anche a cifre superiori. Zhang, insieme alla lista di obiettivi da centrare sul mercato, prima della partenza ha anche promesso un prolungamento ai dirigenti. I tre sono in scadenza il prossimo 30 giugno: farseli scappare sarebbe un delitto. Per questo, ci aspettiamo che Zhang rispetti la parola data. Ne va del futuro dell’Inter tutta.