Il pareggio di ieri sta stretto, inevitabile sottolinearlo. Per quanto Inzaghi abbia fatto i complimenti alla Sampdoria, a evidenziare una prestazione dei blucerchiati sopra le righe, un pari dopo essere stati sopra per ben due volte fa davvero rammaricare.
Non ci sono alibi, ma si deve per forza di cose pensare che si giocava alle 12:30, a quasi 30 gradi e con ben 8 giocatori partenti su 11 reduci dalle trasferte con le rispettive nazionali (De Vrij, Skriniar, Brozovic, Barella, Calhanoglu, Perisic, Dzeko e Lautaro). La stanchezza si è subito vista in campo, con una squadra poco lineare e incisiva e che giocava con un ritmo blando, al di sotto di quello visto nelle due precedenti partite.
L’errore più grossolano, però, è stato quello di Handanovic sul primo gol della Samp. Il capitano è reo non di essere riuscito a intercettare il pallone deviato da Dzeko, ma di non essere uscito sullo spiovente al confine dell’area piccola, prima che la palla finisse sui piedi di Yoshida. Un problema, quello del portiere, che deve essere risolto quanto prima. E’ evidente che Handanovic non si senta più a suo agio fra i pali e non goda neanche più della fiducia dei compagni in campo.
Altra situazione che non è andata come doveva è l’asse sulla fascia sinistra: Dimarco-Perisic. I due, sebbene abbiano spinto con costanza lungo la fascia, nono sono stati così decisivi difensivamente. Quasi tutte le azioni della Samp sono nate dal lato destro, trovando Candreva in uno stato di forma quasi divino (la dura legge dell’ex).
Palle gol: poche quanto plateali. Lautaro imbeccato da Barella non protegge il pallone dall’arrivo del difensore davanti al portiere e spara alto, Calhanoglu che a porta praticamente vuota tira a lato (la dea bendata non è stata magnanima), oppure quando Perisic ha forzato il passaggio per Dzeko, praticamente a porta sguarnita. Situazioni che pesano sul risultato, ma la squadra c’è e una rondine non fa primavera.
Sarebbe bastato che una di queste situazioni si fosse concretizzata per parlare di 3 vittorie consecutive e primo posto a pari merito con le altre. Comunque, anche Inzaghi ha una piccola colpa: finire i cambi al 67′. Certo, chi avrebbe mai pensato che Sensi potesse infortunarsi dopo soli 9 minuti dall’ingresso in campo? Sfortuna e stanchezza, solo questo. Ora testa al Real!