Il seminario di presentazione del progetto Interspac è stato caratterizzato dall’intervento di diversi soci e tifosi vip dell’Inter. Fra questi, Gianfelice Facchetti, che ha espresso il suo pensiero trasudando, come sempre, puro Interismo: “Interspac deve essere un’alleanza tra ciò che succede in campo e ciò che avviene fuori, tra campioni e tifosi. Una cosa che è andata smarrita ultimamente, visto che ormai i tifosi si sono un po’ ridotti al ruolo di consumatori. Dobbiamo far sì che l’Inter non sia mai sola, come cantano i tifosi del Liverpool. La proprietà dell’Inter dovrebbe esprimere un legame affettivo verso questi colori. Dobbiamo ritrovare lo sguardo dei fondatori del club: l’azionariato popolare esprime un ideale di inclusione, di appartenenza. Se non ora, quando? E se non noi, chi?“
Queste le dichiarazioni di Enrico Mentana, fin da principio molto vicino al presidente Carlo Cottarelli nell’iniziativa: “Questa iniziativa è benemerita e tempistica. Nessuno crede di voler andare in soccorso dell’Inter Campione d’Italia che gioca bene ed entusiasma. Non si tratta di un soccorso non richiesto, ma di una constatazione del fatto che il modello di proprietà ricche e disinteressate del blasone storico della società non regge più. Ho parlato la prima volta dell’azionariato popolare nell’Inter con Suning, che era a Nanchino ed il club era sballottato qua e là. Poi, per fortuna, con l’arrivo di Marotta le cose cominciarono a cambiare. Resta la questione di fondo: gli Zhang non sapevano neanche che l’Inter esistesse e per questo non possono essere innamorati della società. Questo vale per tutti, anche per il Psg. Mi direte che molti presidenti anche in Italia non sono tifosi, ma anche per questo c’è la necessità di tornare alla normalità e a quella che dovrebbe essere la fisiologia. L’Inter è piena di tifosi che, dico scherzando, possono permettersi di mettere mano al portafoglio”.
Il direttore del TG LA7 ha concluso così il suo intervento: “Se si ha fiducia in Cottarelli, a cui il presidente della Repubblica aveva affidato il compito di formare un governo, si può tirar fuori qualcosa di importante, purché si agisca e si parli poco. Non utilizzeremo mai le nostre testate e il nostro lavoro per questa attività: c’è però una fausta convergenza, perché non ci sono mai stati così tanti direttori di giornali interisti e possiamo utilizzare i social. Siamo in tanti, ma possiamo fare solo due cose: dare l’esempio ed essere galanti, sapendo che nel mix di cose che servono per tentare la scalata al cielo serve anche la volontà di mettere pressione alla proprietà, che è già in un contesto particolare in patria e che si vocifera voglia passare la mano ad altri. Il momento è questo e dobbiamo essere veloci, risoluti e con la testa d’ariete che è sicuramente Cottarelli, il quale deve riuscire a trovare il filo del contatto diretto per prendere in mano l’Inter tutti insieme“.
Per Beppe Severgnini, invece, sono tre le parole chiave: semplicità, fiducia, gratificazione. “Qualunque cosa proporremo, deve essere semplice. Tutti si chiedono “sì, ma cosa farete?”. Dobbiamo essere semplici. La seconda parola è “fiducia”. Quante iniziative sono fallite nel mondo del calcio? Ci sono stati tanti personaggi che definirei pittoreschi, per cui la gente in questo contesto è giustamente diffidente. È importante dunque che Cottarelli ci metta la faccia. La terza parola è “gratificazione”: chiunque vuole qualcosa in cambio. Stiamo pagando soldi, ad esempio, per il calcio in tv e siamo molto irritati per quello che sappiamo, ma non è il tema che discutiamo oggi. Bisogna che nell’azionariato popolare ci sia un elemento che vada al di là del romanticismo, credo che l’idea di un Inter Club gigantesco non basti. Deve esserci qualcosa di più”.
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