Nel corso del seminario “Se non ora, quando?” tenutosi a Milano in mattinata per la presentazione di Interspac e del modello di azionariato popolare nel calcio italiano, dopo il discorso di apertura di Cottarelli, sono intervenuti con dei brevi messaggi anche alcuni rappresentanti istituzionali dello sport e del calcio italiano.
Questo il parere del presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Il tema dell’azionariato popolare è di grande attualità nel mondo del calcio. Dopo la crisi serve fare qualcosa di diverso. I ricavi nel calcio sono scesi in maniera importante e non mi sembra ci sia stata altrettanta volontà di abbassare i costi. Le istituzioni del calcio hanno presente il problema, non si può continuare ad accumulare debito stando sulle spalle dei soggetti che investono e che rischiano di rimanere col cerino in mano. Una delle opzioni è l’azionariato popolare, qualcosa che esiste già in Spagna e che in Germania è un benchmark di riferimento. Chiaro, avere una forma che consenta di avere al 100% un azionista tifoso è un sogno chimerico ma potrebbe essere un presupposto che può risolvere, almeno parzialmente, i problemi finanziari. È una spinta coraggiosa che non mi sento di escludere. Se i problemi sono elevati, può essere un valore aggiunto avere in società tifosi eccellenti che siano punto di riferimento in altri settori e possano apportare professionalità al mondo del calcio. Da una parte c’è la volontà di essere vicini alla maglia, dall’altra quella esporsi dal punto di vista finanziario e non solo”
Si esprime così, invece, il presidente della Figc, Gabriele Gravina: “Il tema rappresenta una via da studiare per capire se si è in grado di alleggerire il peso dell’indebitamento dei nostri club. Dopo diversi anni, è tempo di valutare al meglio se e come si possa integrare questo modello nel calcio italiano, che deve essere stabile e sostenibile”.
All’incontro era fisicamente presente, invece, l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo: “Mi sono già occupato del legame fortissimo tra tifosi e club negli anni: già nel 2000 notammo quante volte in una giornata il tifoso pensa alla propria squadra del cuore. In media sono 15-20. Sono qui oggi perché siamo in un momento storico straordinario per poter analizzare questa realtà in maniera seria e per vedere se esista una strada per l’azionariato popolare in Italia. Possiamo cambiare auto, lavoro, moglie, sesso, ma non la squadra del cuore. E su questo legame cerchiamo di costruire relazioni economiche. Prima i canali tematici erano unidirezionali, mentre ora nel mondo stravolto dalla rivoluzione digitale tutto è interattivo”. Anche De Siervo, come Cottarelli, si è mantenuto realista, in particolare sui paragoni con i modelli esteri di azionariato popolare: “Credo che nessuno dei modelli esteri possa funzionare in Italia. Va detto che il contesto economico è complicatissimo, il tema vero è ritrovare equilibrio. Credo che questa iniziativa sia da seguire con la massima attenzione perché il momento è quello giusto. Manca un sistema di norme chiare, per cui il mio invito è quello di approfondire e coinvolgere anche altre tifoserie in questo tipo di iniziative. La Lega continuerà a dare il proprio supporto anche in termini di analisi”.