L’Inter chiude settembre approvando un bilancio in sofferenza, ma con la consapevolezza che la situazione dovrebbe migliorare nel prossimo esercizio. Una delle discriminanti in questo senso, però, sarà anche il cammino in Champions League e la qualificazione agli ottavi di finale. Ed è qui che le vicende di campo si intrecciano strettamente con quelle finanziarie: il mese che seguirà la sosta sarà quello che vedrà opposta l’Inter due volte allo Sheriff nella terza e quarta giornata. Partite che i nerazzurri devono obbligatoriamente vincere, se vogliono continuare a coltivare speranze di accesso alla fase ad eliminazione diretta.
Non solo la Champions, però: i Campioni d’Italia si misureranno con alcune sfide impegnative anche in campionato. Dopo la sosta, dal 16 ottobre in poi, i nerazzurri sono attesi da una serie di appuntamenti decisivi: la Lazio all’Olimpico, la suddetta partita contro lo Sheriff, il big match con la Juventus a San Siro, l’Empoli in trasferta, l’Udinese in casa, ancora la Champions contro i moldavi e poi il derby con il Milan. Impegni già decisivi su entrambi i fronti: rimanere nelle zone di vertice in Italia e non andare incontro alla quarta eliminazione consecutiva ai gironi in Europa. Questi gli obiettivi. Per farlo, Simone Inzaghi dovrà risolvere alcune criticità evidenziate nelle prime otto partite stagionali (sei in campionato, due in Champions). La Gazzetta dello Sport ne elenca quattro in particolare:
1) Lautaro-dipendenza. L’argentino, a seguito della cessione di Lukaku, è diventato il big indiscusso del reparto avanzato nerazzurro. Il Toro non è il giocatore che ha segnato di più, ma il suo estro e le sue prestazioni sono decisive per la stagione dell’Inter. In campionato sono arrivate vittorie importanti anche senza il suo contributo realizzativo (vedi Firenze), ma la sensazione è che in Europa i suoi gol siano inscindibili dai successi e dalla possibilità di qualificarsi agli ottavi. Non ci si può aspettare che Dzeko, a quasi 36 anni, conduca di forza la squadra verso gli ottavi: per età, potenziale e caratteristiche, è un compito che spetta al Toro. Inzaghi dovrà continuare a valorizzarlo e a favorirne la crescita tecnica e caratteriale.
2) Il terzo centrocampista. Le uniche due certezze, in questo reparto, si chiamano Barella e Brozovic. Entrambi appaiono insostituibili: questo da un lato testimonia il valore del sardo e del croato, dall’altro è sintomo di un reparto corto qualitativamente più che numericamente. Ad Inzaghi manca un terzo centrocampista affidabile, che garantisca affidabilità in entrambe le fasi. Calhanoglu, dopo lo splendido esordio, ha messo insieme una serie di partite negative, tanto da essere rimpiazzato da Vecino contro lo Shakhtar Donetsk. Lo stesso uruguaiano, però, non ha risposto come il tecnico si aspettava e rimane un giocatore dal quale non ci si può aspettare qualità. Restano Vidal (appena tornato da un infortunio ma la cui tenuta fisica è precaria, vista anche l’età), Gagliardini e Sensi, sul quale ogni discorso è terribilmente aleatorio. Situazione non rosea.
3) Le fasce. La situazione sugli esterni dipende molto dall’ambientamento di Dumfries che, dopo l’esordio da titolare scoppiettante con il Bologna, non ha ripetuto la buona prestazione, risultando uno dei peggiori contro lo Shakhtar. Darmian non garantisce esplosività offensiva, nonostante il gol di Firenze. All’Inter serve assolutamente un impatto decisivo dall’olandese. Sulla sinistra, Perisic non può giocare tutte le partite, mentre Dimarco sembra incidere più da subentrante che da titolare, evidenziando anche alcune lacune in fase difensiva a cui bisogna necessariamente apportare dei correttivi.
4) Personalità. L’Inter ha fallito ancora l’appuntamento con la vittoria in Champions: se nella prima partita contro il Real Madrid l’atteggiamento è stato tutto sommato positivo, a Kiev si sono riscontrate lacune di carattere da parte di alcuni giocatori nerazzurri. Serve necessariamente vincere una partita di cartello per instillare nuove certezze negli uomini di Inzaghi: di certo, nel mese che seguirà la sosta le occasioni non mancheranno.