Verona, Firenze, Reggio Emilia. Tre trasferte nelle quali l’Inter non solo è andata sotto, ma ha perso per lunghi tratti di gara il controllo della partita, risultando in balìa degli eventi e completamente passiva di fronte agli attacchi avversari. L’aspetto paradossale e al tempo stesso confortante, però, è che i nerazzurri siano usciti dal Bentegodi, dal Franchi e dal Mapei con ben 9 punti in saccoccia. Questa deve essere una possibilità da sfruttare: analizzare i momenti negativi di partite terminate comunque con una vittoria rappresenta un viatico sereno e prezioso per implementare le prestazioni collettive, senza lasciarsi guidare dalla rabbia del risultato. Ed Inzaghi avrà tanto da lavorare, perché l’Inter – in queste prime otto partite stagionali – ha messo in mostra diverse lacune, ma anche un carattere indomito.
Lacune
Il problema non è rappresentato soltanto dal gol subito, ma dalle porzioni di partita consegnate sistematicamente all’avversario. Con il Verona l’Inter partì bene ma, dopo la rete di Barak, fu dominata per il resto del primo tempo dagli avversari. Contro la Fiorentina, i nerazzurri furono messi in seria difficoltà per tutti i 45 minuti iniziali. Ieri, invece, parliamo di un’ora di gioco nella quale il Sassuolo ha dominato. Non sarebbe produttivo lasciarsi condizionare unicamente dal risultato finale: non è questa la via per crescere, non è questa la strada dei vincenti. Bisogna soffermarsi sul fatto che il passivo si sarebbe potuto attestare sul 3-0 per gli avversari, meritatamente. Handanovic, che negli ultimi tempi aveva lasciato ampiamente a desiderare e per questo era stato giustamente criticato, ieri ha invece tenuto a galla la sua squadra con due o tre interventi fondamentali: il portiere sloveno, stavolta, merita tutti i complimenti e i ringraziamenti del caso.
Se contro il Verona si era parlato del risolutore debutto di Correa, contro la Fiorentina l’accento era stato posto sul cinismo da grande squadra dell’Inter. Per quanto riguarda la partita di ieri, invece, bisogna anche ammettere di essere stati fortunati, poiché le occasioni concesse agli avversari sono state troppe e nei primi 60 minuti si è assistito ad una squadra sfilacciata, lunghissima sul campo, condita da prestazioni individuali negative. Spiccano, in particolare, Calhanoglu e Correa, completamente inesistenti fino al momento del sacrosanto cambio, al 57′. Dumfries ha sofferto Boga, il turco non ha aiutato Skriniar, che si è trovato spesso e volentieri contro il franco-ivoriano nell’uno contro uno: esattamente ciò che doveva essere evitato. Non è un caso che lo slovacco, perdendo evidentemente lucidità, abbia commesso un ingenuo fallo da rigore. In generale, i tre difensori dell’Inter sono molto validi ma non trovano nella velocità la propria caratteristica peculiare, anzi. Per questo, il baricentro molto alto, unito alla mancata protezione di esterni e mezzali, ha rischiato di far capitolare irrimediabilmente l’Inter. Sono aspetti sui quali Inzaghi dovrà lavorare: il contropiede sistematico del Sassuolo, caratterizzato dai costanti uno contro uno, ha messo in crisi i nerazzurri che non sembravano trovare soluzioni per evitarlo. Le lacune sono state evidenti.
Mai domi. Ma non si può sempre rimontare
L’aspetto positivo è che a questa Inter basta una scintilla per ricominciare a marciare a tutto gas: ieri è stata rappresentata dai quattro cambi (sacrosanti, per il deprimente spettacolo al quale si stava assistendo) effettuati da Simone Inzaghi. Il gol di Dzeko dopo 33 secondi dal suo ingresso in campo ha acceso i Campioni d’Italia, che da lì in poi hanno dato una chiara impressione di vittoria finale, favorita ancora da una giocata del numero 9, capace di procurarsi il rigore prezioso trasformato, con freddezza, da Lautaro. Nonostante una sofferenza inaudita, questa Inter non sembra mai doma e sempre pronta ad azzannare l’avversario per prendersi i tre punti.
Questa squadra va a fasi alterne e, nei momenti in cui assume il controllo della partita, sembra essere inarrestabile e non concede scampo agli avversari: è successo anche contro l’Atalanta, in diverse fasi della partita. I nerazzurri, però, devono imparare a gestire. Non si può sempre essere straripanti (come contro Genoa e Bologna) o soffrire e rimontare di nervi, come nelle tre trasferte sopracitate. Certo, non arrendersi mai e saper rimontare è una virtù: d’altronde, nella storia nerazzurra non era mai successo di chiudere il primo tempo in svantaggio per tre partite consecutive e non perderne nessuna. Si tratta, però, del fatto che non può diventare modalità abitudinaria, poiché è fisicamente insostenibile e mentalmente logorante doverci provare sempre, oltre che fisiologicamente improbabile riuscirci.
Siamo sicuri che Simone Inzaghi, essendo tecnico arguto (ieri lo ha dimostrato con le sostituzioni), sia consapevole di non poter soffermarsi unicamente al risultato. Il tecnico analizzerà in maniera globale le prestazioni dei suoi ragazzi in questa fase iniziale di stagione, ma anche i suoi errori nella preparazione di partita. Come ieri. Il tecnico sa che, con prestazioni del genere, l’Inter non può affrontare degnamente il rientro dalla sosta, quando sarà attesa in una settimana da Lazio, Sheriff e Juventus. Certo, farlo con 17 punti in tasca e un’imbattibilità ancora da sfoggiare, rende tutti più tranquilli e può incrementare la consapevolezza dei Campioni d’Italia.
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