Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, attore e autore del libro ‘C’era una volta a San Siro. Vita, calci e miracoli’ domenica scorsa è intervenuto a Macerata, a Overtime Festival. Tanti i punti toccati, tanti gli aneddoti, le curiosità, ma sullo sfondo sempre San Siro, lo stadio di Milano, d’Italia, del Mondo. Lo stadio che nel 2026 (se ci sarà ancora) festeggerà un secolo di vita e che in questi decenni ha raccontato le passioni (sportive e musicali) di milioni di italiani.
“San Siro per i milanisti, per gli interisti lo stadio è il Meazza – ha sottolineato Gianfelice -. Un nuovo impianto da 60.000 posti? Oggi la capienza è di circa 80.000, quota che si tocca con le grandi sfide, i 20.000 posti che si andranno a perdere saranno quelli delle fasce popolari. Il concetto che vuole passare – ma questo non vale solo per l’Inter – è che non devi fare l’abbonamento e andare allo stadio tutte le settimane, ma una volta l’anno come fosse un concerto, un grande evento, e magari una famiglia per andarci tra biglietto, gadget e ristorante ci lascia uno stipendio.
Io non dico no a priori per un nuovo stadio, ma bisogna prima che si parlino proprietà, società, istituzioni, tifosi. Uno stadio è passione, sentimento, appartenenza. Giorni addietro è stato pubblicato un sondaggio dove hanno chiesto a 1.500 tifosi che idea avessero: la maggioranza ha detto che l’attuale stadio va ristrutturato, senza costruirne uno nuovo, cementificando ancora di più la città di Milano e togliendo spazi verdi. La mia idea? Per me il Meazza andrebbe ristrutturato, rivedere il terzo anello, i servizi igienici, la sicurezza… ma l’impianto ha una caratura internazionale che può guardare al futuro”.
(Nella foto Gianfelice Facchetti e Gianluca Giandomenico, editor di iotifointer.it)