Da quell’estate del 2018, quando decise di lasciare la Lazio a parametro zero fra mille polemiche, Stefan De Vrij ha sempre rappresentato una certezza per l’Inter e i suoi allenatori: Spalletti prima, Conte poi, Inzaghi ora. Il tecnico piacentino, fra l’altro, aveva già allenato l’olandese per due stagioni in biancoceleste: ritrovarlo è stato sicuramente un vantaggio nella costituzione dei nuovi meccanismi difensivi.
Tuttavia, negli ultimi tempi, anche il numero 6 nerazzurro è stato oggetto di critiche, soprattutto dopo la partita di Reggio Emilia contro il Sassuolo, nella quale De Vrij ha mostrato alcune incertezze inedite, se consideriamo i suoi (altissimi) livelli standard. In molti hanno ipotizzato che – alla base del suo calo – ci sia anche il nodo contratto, in scadenza nel 2023 e i cui discorsi per il rinnovo non sono ancora stati avviati. De Vrij vuole rispondere subito e ha già cominciato a farlo in Nazionale, disputato tutti i 180 minuti contro Gibilterra e Lettonia e confinando ancora una volta in panchina lo juventino De Ligt, dimostrando brillantezza fisica e mentale.
Simone, a maggior ragione, conta su De Vrij e si affiderà ancora a lui, oltre ai soliti Skriniar e Bastoni, per limitare l’attacco della Lazio che – come in tutte le squadre a trazione sarriana – è particolarmente insidioso. Per l’olandese – quella contro i biancocelesti – resta una partita speicale, ma ormai l’abitudine ha preso il sopravvento sull’emozione: sarà la quinta volta e potevano essere ben otto, dal momento che due furono saltate per infortunio e una – la prima all’Olimpico da avversario – per scelta di Spalletti, che temette un contraccolpo emotivo da parte di Stefan. Oggi, questi problemi, non esistono. E Simone, ex per eccellenza della partita, si affiderà a chi condivide il suo stesso status. D’altronde, De Vrij è il giocatore che ha messo insieme più minuti (fra quelli di movimento) dopo lo stakanovista Skriniar.
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