Primo Piano

Fragilità mentale e certezza di subire gol: Inzaghi, c’è tanto da lavorare

Leggi l'articolo completo

All’Inter non servirà continuare a recriminare sul gol subito, sull’uomo a terra, sull’atteggiamento dei giocatori della Lazio e su presunte provocazioni. Ciò che è necessario è soffermarsi su alcuni problemi che contraddistinguono la squadra nerazzurra fin dall’inizio della stagione: problemi tecnici, di mentalità, di approccio ad alcune fasi della partita, di intelligenza nella gestione e di disposizione sul campo. L’aspetto positivo è che Inzaghi ce l’ha ben chiaro, come dimostrano le sue frasi di ieri in conferenza stampa: nessuna ricerca di alibi, nessuna invettiva contro gli avversari (dal punto di vista regolamentare, ciò che la Lazio ha fatto sul 2-1 è assolutamente consentito), bensì necessità di riflettere su come l’Inter abbia perso una partita lasciando in campo tre punti pesanti. Ed i problemi, in questo caso, sono soprattutto due.

L’Inter difende male

I nerazzurri hanno giocato 60 minuti di buon livello, risultando sicuramente migliori della Lazio. Tuttavia, non bisogna tralasciare il fatto che la sensazione di predominio sia arrivata solo quando la palla fra i piedi ce l’avevano gli uomini di Inzaghi, capaci di costruire buone trame offensive, con verticalizzazioni, cambi di gioco e apertura degne di nota. Ciò su cui questa squadra difetta, però, è la gestione della partita nella fase di non possesso: anche nel primo tempo, infatti, gli uomini di Sarri davano l’idea di poter essere pericolosi a causa di una difesa che concedeva con troppa facilità l’uomo contro uomo (ricordate le due o tre occasioni in cui Felipe Anderson si è intestardito con la conclusione personale nonostante potesse servire i compagni al limite dell’area?) I difensori dell’Inter sono molto forti, non veloci: bisogna adattarsi alle caratteristiche.

Le avvisaglie si sono tramutate in patatrac nel secondo tempo: l’Inter è stata incapace di segnare il gol del raddoppio e la sensazione forte era che la partita non sarebbe mai terminata 1-0. Eccolo, il problema di questa squadra che nella parte finale della scorsa stagione si era dimostrata in grado di portare a casa i tre punti con il minimo scarto, abbassandosi umilmente in alcune fasi di partita e costruendo un vero e proprio muro difensivo. Quello che quest’anno è venuto a mancare: sono ben 11 i gol subiti in 8 partite. Quello che balza all’occhio è che solo nella prima giornata l’Inter ha mantenuto il clean sheet: nei successivi 7 match, sempre uno o più gol subiti. Raccogliere la palla in fondo alla rete, in ogni partita, sta diventando una certezza: questo trend non è conciliabile con le ambizioni di una squadra che, seppur enormemente ridimensionata in estate, vuole provare a giocarsela per il titolo.

In preda agli eventi

Quest’anno gli andamenti delle partite sono stati principalmente tre: si passa in vantaggio e si dilaga (vedi Genoa e Bologna), si passa in vantaggio e non si riesce a dilagare, quindi si viene raggiunti (vedi Sampdoria, Atalanta, Lazio) o si passa in svantaggio e si rimonta (vedi Verona, Fiorentina e Sassuolo). Manca la capacità di andare avanti e difendere il gol con le unghie e con i denti, una caratteristica che – come detto – era tipica dell’Inter campione d’Italia. E di tutte le squadre che nel corso degli ultimi decenni hanno vinto il titolo.

La squadra dà l’impressione di essere in preda agli eventi e succube degli stessi: i nerazzurri volano sulle ali dell’entusiasmo nei casi in cui riescono a trovare il 2-0; lo stesso accade quando, sotto nel punteggio, arriva il gol dell’1-1 e la squadra diventa capace di ribaltare partite che sembravano già perse. Peculiarità importanti, senz’altro. Ma che rendono la squadra fin troppo volubile e dipendente dagli episodi. Lo stesso è accaduto ieri pomeriggio, quando è bastato il gol del 2-1, segnato in circostanze particolari, per far perdere la testa a tutti e, di fatto, arrendersi ad una sconfitta evitabile con nervosismo ed isteria.

Insomma, Simone Inzaghi dovrà svolgere un doppio lavoro: uno prettamente tecnico-tattico, l’altro sulla testa dei giocatori. Con il primo dovrà trovare un modo per registrare la fase difensiva: se c’è un reparto in cui questa Inter non si è indebolita in estate, è proprio la difesa. Il tecnico piacentino deve rendere produttivo questo aspetto e blindarla, arretrando se necessario il baricentro e chiedendo uno sforzo a tutti gli interpreti degli altri reparti, perché adesso i gol subiti sono troppi. Ma sarebbe inopportuno soffermarsi al dato numerico: l’Inter oggi difende male, è un dato di fatto.

Il secondo compito dell’allenatore nerazzurro sarà quello di lavorare sulla mentalità. Non si può pensare di raggiungere risultati importanti senza essere forti psicologicamente, furbi e scaltri nel comprendere i momenti della partita, gestirli ed interpretarli al meglio. Oggi l’Inter non sa farlo.

Leggi l'articolo completo
Published by
Simone De Stefanis