Aspettava il Derby per dire ai milanisti: io sono Hakan Calhanoglu, non mi meritate!
“Inzaghi l’aveva capito che sarebbe stata la partita di Hakan – scrive la Gazzetta della Sport – troppo alte le motivazioni, troppo forte la voglia di stupire. Nelle ore precedenti dal derby a chi gli chiedeva se e quanto fosse teso per la partita, lui rispondeva che dall’inizio dell’anno aspettava questa sfida, senza paura dei fischi e degli insulti. Anzi: da lì avrebbe preso la forza. E così è stato. San Siro non è stato tenero, tutta la partita al grido di “figlio di…” non dev’essere una passeggiata per chi non ha spalle grosse. Calhanoglu, invece, è arrivato preparato. E ha sfidato i suoi ex tifosi. Si è fatto dare da Lautaro il pallone ed è andato dagli 11 metri, proprio sotto la curva rossonera. Ha sparato un destro in porta, poi è andato ad esultare sotto quella gente che tante volte aveva fatto alzare in piedi. E non ha resistito, si è portato le mani alle orecchie quasi a voler ascoltare ancor di più gli insulti, durante tutta la partita. Hakan ha guidato l’Inter, questa è la verità. All’arrivo allo stadio è entrato negli spogliatoi nerazzurri per ultimo. Mica per pigrizia, solo perché tra chiacchiere con gli ex compagni e abbracci con Pioli e Maldini non riusciva a liberarsi. I dribbling gli sono riusciti meglio in campo. Dei suoi è stato il migliore, con un serbatoio pieno di energie fisiche e mentali. Nel secondo tempo è stato il più lucido in mezzo al campo, ultimo ad arrendersi all’evidenza di un pareggio che stretto gli sta, unica scena di una serata che in fondo aveva immaginato e progettato proprio così. A suo modo, è entrato comunque nella storia: è il quarto ex a segnare in un derby di Milano, dopo Crespo, Ronaldo e Ibra”.
(FONTE: GAZZETTA DELLO SPORT)