E’ sempre più l’Inter di Simone Inzaghi. Insomma, si vede la sua mano. “Inter-Napoli di domenica scorsa, il primo scontro diretto vinto da Inzaghi, è stata la prima nitida manifestazione dell’Inter inzaghiana, qualcosa di diverso rispetto al passato recente”, scrive la Gazzetta dello Sport.
Inter – Napoli: le differenze tra Conte e Inzaghi
“Per fotografare meglio lo smarcamento di Simone, è utile sovrapporre l’ultimo Inter-Napoli di Conte (16-12-2020) al primo di Inzaghi (21-11-2021). Usare il metro dello stesso avversario dà peso al paragone. Antonio scelse di giocarsela raccogliendosi dietro con una squadra cortissima (29,6 m), concedendo palla e campo all’avversario e vivendo di ripartenze: solo il 41% di possesso. Simone, al contrario, pur non avendo De Vrij al centro della difesa, con il rischio di esporre Ranocchia alla velocità di Osimhen in campo aperto, ha allungato la squadra verso Ospina (44,3 m) e l’ha alzata alla ricerca del controllo del gioco. Il 44,5% di possesso non inganni, è inquinato dalla parte finale del match che l’Inter ha scelto di giocare sulle barricare a protezione del vantaggio. Infatti nel primo tempo, quando si è fatta la storia della partita, i nerazzurri hanno tenuto palla per il 55,6%. Un atteggiamento completamente diverso rispetto a un anno fa, come dimostrano altri numeri. Inzaghi ha recuperato 57 palloni contro i 38 di Conte, perché ha preteso un’aggressione alta e costante che il predecessore non prevedeva dovendo ritirarsi per ripartire con la Lu-La in spazi aperti. Conte ha battuto il Napoli con un gol e 3 tiri in porta; Inzaghi con 3 reti alla miglior difesa del torneo e 7 palloni tra i pali. Inzaghi ha giocato più palloni (569-543), ne ha crossati di più (15-10) e ha riempito di più l’area: 12 tiri dentro il perimetro contro 5. Inzaghi, attaccando una difesa schierata, ha avuto più bisogno del dribbling (13-4) e della qualità tecnica. Come si vede, la fotografia è nitida: Simone cerca un’Inter più costruttiva e dominante. Antonio un anno fa affrontò il Napoli con Barella-Gagliardini interni e esterni protettivi (Darmian, Young). Hakimi, Eriksen e Perisic sedevano tutti in panca. Simone invece ha attaccato Spalletti con due play, due punte e due esterni aggressivi: Perisic, rifiorito, e Darmian che sembrava Hakimi. Anche in questo lavoro di crescita individuale (vedi la fiducia a Ranocchia e la sua risposta), c’è la mano di Inzaghi”.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)
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