Lele Adani, sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, ha dedicato l’analisi alla partita di oggi fra Roma e Inter, partendo dal rapporto fra Mourinho e il club nerazzurro: “Il legame tra José e gli interisti è stato così forte e intenso per due ragioni: il Triplete e la durata del rapporto. Ridurre tutto, però, al “ha vinto la Champions” sarebbe ingiusto. Mourinho, mettendoci il suo marchio e il suo stile, ha dato voce al popolo nerazzurro, grazie al carisma e al senso di ribellione. È stato a Milano solo due anni e forse proprio per questo è entrato ed è rimasto nelle viscere dei tifosi in un modo che non può essere dimenticato. Ma oggi sarà speciale anche per Mou. Anche se non lo farà vedere, perché sa come mantenere l’aplomb sul lavoro, dentro di sé sarà molto, molto emozionato: quell’esperienza all’Inter l’ha toccato profondamente di sicuro”.
L’ex difensore, poi, ha analizzato tatticamente la partita di oggi, mettendosi prima nei panni di José Mourinho e poi in quelli di Simone Inzaghi. Lato giallorosso. “Come batto l’Inter? Con i ribaltamenti di fronte veloci di Zaniolo, Mkhitaryan e Shomurodov, al costo di lasciare il possesso agli avversari in alcune parti del match, alternando le fasi di pressing a quelle in cui è necessario abbassarsi. I giocatori offensivi giallorossi hanno più gamba dei vari Brozovic o Bastoni, che faticano se presi in velocità o se costretti a correre all’indietro. In particolare, Shomurodov deve allungare la difesa nerazzurra e creare lo spazio tra retroguardia e centrocampo, ai lati o dietro Brozovic, dove i trequartisti possono ricevere palla e colpire”.
“Come batto la Roma? Non dando certezze alla difesa giallorossa. L’Inter ormai ha così tante soluzioni che alcune le scopre addirittura in corso d’opera: dal lavoro delle due punte, con un plauso particolare alla professionalità di Dzeko, centravanti totale, agli inserimenti di Barella e le posizioni di Calhanoglu al limite, per finire con le scorribande in fascia di Perisic. Come difendi contro una squadra che ti può far male in così tanti modi diversi?“.
Approfondimento, poi, sulla squadra Campione d’Italia, che con Simone Inzaghi ha sfruttato diversi meccanismi instaurati nel precedente biennio da Antonio Conte ma al contempo sta proponendo un’idea di calcio differente: “Da subito Inzaghi aveva dato una proposta di qualità con più varietà di Conte, ma non aveva ancora la stessa solidità. Ora l’ha acquisita fin troppo rapidamente e la difficoltà sarà mantenerla. I segnali sono positivi: nelle ultime partite è mancato De Vrij, ma con tre perni centrali differenti ha sempre ottenuto risultati. Il giocatore chiave in questo senso è Brozovic, che ha una centralità totale nella squadra dal punto di vista tattico ed è contagiante anche nel resto: non è un caso che salito di tono lui, lo abbia fatto di conseguenza anche Calhanoglu. E pensare che c’era chi sosteneva il croato non potesse giocare con un altro centrocampista di qualità vicino. Modric in nazionale ed Eriksen nell’Inter lo scorso anno cosa erano?”.
Adani vede l’Inter favorita per il titolo: “Io l’ho sempre pensato, mentre sulla Juventus ho mollato qualche settimana fa. L’Inter, però, a differenza dei bianconeri non ha mai perso la direzione del percorso. Napoli e Milan hanno fatto cose straordinarie, ma per me la gerarchia ha sempre visto l’Inter davanti, anche quando era un po’ in ritardo. Proprio il fatto che la squadra non si sia disunita quando era a -7 dai cugini rossoneri, ma abbia tirato dritto per la propria strada senza guardare le altre, è la conferma di una certa maturità. Ha sempre fatto corsa su se stessa e ora può farlo anche punti alla mano, essendo tornata a ridosso delle prime e totalmente in corsa”.