Marco Branca racconta il Mourinho nerazzurro in un’intervista al Corriere dello Sport:
“L’Inter del Triplete? Nessun tipo di nostalgia. Sento molto grande l’orgoglio per il privilegio di essere stato nel posto giusto al momento giusto, facendo le cose giuste. Moratti l’ultimo grande presidente, dopo di lui il buio.
Mourinho? Dal primo incontro, subito la percezione di un uomo stimolante, arguto, mai banale. Stupefacente la velocità del pensiero con cui arriva alle sintesi. Per essere stimolante, José ha bisogno di avere intorno persone stimolanti. Gente che dice quello che pensa e non quello che lui vorrebbe sentirsi dire. Mai detto che stava sbagliando o meno. Gli esponevo il mio punto di vista. Il suo talento era di ascoltare e sintetizzare. Mi sono trovato alla grande con lui. Conosci gli allenatori, lui non è mai stato ossessivo con me nel periodo dei mercati. Via via ci siamo annusati e conosciuti, fino a quando bastava un nulla per capirci. Dalle 7 del mattino s’informa su ogni cosa, sul mondo. Arriva all’allenamento preparato al massimo con tutto quello che può servire alla sua squadra. Mourinho fa tutto in maniera scientifica. Niente di casuale. Lui non chiede la luna. Pretende solo una cosa: chi gioca con lui deve alzare al massimo il suo rendimento, il suo lottare per la causa. Non hai alternativa. Con José esisti solo così. Devi fare l’impossibile per vincere. Detto questo, è un uomo pragmatico, non chiude mai la porta a nessuno. È un allenatore che sa essere molto affettuoso con i suoi giocatori, capace di grandi tenerezze. Mou è una persona ampia, con una grande gamma. Continuo a credere che Roma sia la piazza perfetta per lui.
Ritornare a fare il direttore? Mai all’Inter. Quando hai vissuto emozioni cosi forti non devi mai tornare, devi conservarle come una cosa preziosa”.