Diciamo la verità: la vittoria di ieri era scontata. Non solo per la differenza tecnica, perché tante volte – nella storia della Serie A – si è assistito all’ultima in classifica che riesce a fermare la capolista. In questo caso, però, influiscono anche i momenti vissuti dalle squadre: troppo surreale quello della Salernitana che, come se non bastasse un organico oggettivamente di categoria inferiore, sta attraversando una fase drammatica. E, al tempo stesso, troppo matura questa Inter per inciampare dove nessuno se lo aspetta: anzi, la squadra di Inzaghi rilancia, esagera, si diverte, stravince. Ancora.
Attacco e difesa
Macina record su record: detto dei 103 gol in un anno solare, record assoluto nerazzurro (top 5 se consideriamo la storia della Serie A), bisogna soffermarsi su un aspetto particolarmente indicativo. Il 2021, infatti, è stato caratterizzato anche dai numerosi discorsi e rimpianti sui gol sbagliati, su una squadra spesso rimproverata poiché potrebbe segnare di più: singolare, paradossale, se consideriamo che l’anno è da record in questo senso. È un’ulteriore testimonianza del fatto che questa squadra crei davvero tantissimo e, di conseguenza, sia particolarmente prolifica. I numeri stanno lì a confermarlo: prima per tiri totali (315), per tiri nello specchio (124), miglior attacco per distacco della Serie A (48 reti segnate in 18 partite), ben 19 le segnature delle ultime sei partite, quelle post-sosta che hanno fatto balzare l’Inter dal terzo posto a -7 da Napoli e Milan fino alla testa solitaria della classifica.
L’Inter era devastante in attacco anche ad inizio stagione, anche quando ha perso punti per strada a causa di qualche ingenuità di troppo. Ciò che è cambiato negli ultimi 26 giorni, però, è sicuramente la tenuta difensiva. I nerazzurri arrivano da cinque partite consecutive di campionato (Venezia, Spezia, Roma, Cagliari, Salernitana) senza subire gol. Ciò che colpisce è che solo in un’occasione – contro i sardi – il trio difensivo è stato quello titolare composto da Skriniar, De Vrij e Bastoni. Negli altri match si sono alternati anche D’Ambrosio e Dimarco, ma il risultato non è cambiato. Ulteriore conferma del fatto che la solidità, la protezione verso la porta di Handanovic arrivi da tutti gli interpreti della rosa: dal sacrificio degli attaccanti, dallo schermo e dalla capacità di interdizione a centrocampo, dal moto perpetuo degli esterni.
L’Inter aveva ottenuto cinque successi consecutivi mantenendo il clean sheet solo in due occasioni nella sua storia: nel 1989 e nel 1996. Certo, lo spessore degli avversari era fra i più bassi (Roma a parte, forse la partita più bella delle cinque) del torneo, ma non si può ignorare lo spirito, la coesione di questi ragazzi e come, nel contesto nerazzurro, al momento funzioni davvero tutto. È una squadra che si diverte vincendo.
È calcio totale
Quante volte vediamo Brozovic spostarsi sulla linea di centrale o addirittura allargarsi su una delle due corsie, Barella e Calhanoglu scambiarsi di posizione, i due “braccetti” di difesa avanzare mentre qualcuno accorcia? Sono solo alcuni esempi di una squadra dai tratti sempre più avanguardistici: l’occupazione degli spazi, la versatilità nei ruoli, la capacità di muoversi all’unisono va oltre, tanto oltre, i semplici numerini affibbiati dai moduli, che ingabbiano illusioriamente l’idea di squadra negli occhi e nelle idee degli appassionati. L’Inter trascende il suo 3-5-2 di partenza e lo fa con un unico credo: nessuno attende in maniera statica la palla, tutti si muovono e la reclamano, tanti si arrabbiano con i compagni proprio perché pensano di essere nelle condizioni di ricevere il possesso. Si tratta di una “rabbia positiva”, perché è dettata dalla voglia, dal desiderio ossessivo di attaccare la porta avversaria, dalla voracità di vittorie e quindi di nuovi titoli. Questa squadra può farlo e diventare memorabile.
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