Sublimazione, estasi, godimento, rivincita, liberazione, commozione: sono tanti i sostantivi che si possono appiccicare addosso ad una serata così, all’insegna dell’Interismo più puro, che ci regala gioia ed un tripudio di emozioni per il secondo titolo nel giro di sei mesi. Ce n’è un altro, “meraviglia“, particolarmente evocativo poiché condensa il sentimento del popolo nerazzurro ed è, inoltre, il soprannome di un campione come Alexis Sanchez: è lui l’uomo della Supercoppa, è lui l’uomo del gol all’ultimo secondo alla Juventus, è lui l’uomo che – senza infortuni – va riconosciuto senza dubbio come uno dei giocatori migliori della Serie A. E come tutti i migliori, l’autostima non gli manca. Basti rivedere la sua intervista a fine gara, quando l’adrenalina ancora schizza da tutti i pori: “Ehi amigo, io sono un campione!“.
L’Inter si è dimostrata migliore della Juventus. Giusto citare le assenze bianconere (Chiesa, Cuadrado, De Ligt), ma è altrettanto giusto ricordare come i nerazzurri si fossero dimostrati superiori anche nella sfida di campionato dello scorso ottobre, quando gli uomini di Allegri erano riusciti a trovare la rete del pareggio solo in extremis grazie a un rigore. E proprio i penalty rischiavano di essere un fattore determinante in negativo per la serata dell’Inter: quello non concesso per un netto fallo di Chiellini su Barella, quello possibile di Kulusevski su Bastoni, quelli in serie che i nerazzurri volevano proprio evitare. Non sarebbe stato giusto, dopo una partita per lunghi tratti dominata, giocarsela alla lotteria dove, probabilmente, la Juventus sarebbe stata psicologicamente avvantaggiata dal fatto di essere uscita indenne da una partita così difficile. Nei tempi regolamentari, in particolare, l’Inter ha avuto il comando delle operazioni, sprecando tante buone chance con Dzeko, Lautaro, Perisic. Poi, nei supplementari, è affiorata un po’ di stanchezza, ma i nerazzurri non hanno mai perso la loro forza mentale, la loro consapevolezza di essere forti. I più forti.
Il finale dei sogni
Quante volte ci è capitato di utilizzare come metro di paragone un finale del genere? “Sarebbe bello come vincere una finale con la Juventus all’ultimo secondo“. Il sogno di ogni Interista e contemporaneamente l’incubo di ogni juventino si è concretizzato in quell’ultimo, maravilloso minuto 120, quando nell’azione nerazzurra sono entrati tre cambi di Inzaghi, proprio quando in molti erano pronti a contestarne le scelte. Dimarco, Darmian (nei momenti che contano sempre lui, sempre lui!) e Sanchez, con la preziosa e decisiva collaborazione del petto di Alex Sandro.
A fare da cornice e ad impreziosire il delirio del popolo interista per un gol che chiude la partita, la finale e regala all’Inter la sua sesta Supercoppa Italiana, anche la scenata di Bonucci. Dopo aver avuto il coraggio di contestare l’arbitro per mancate ammonizioni (!) dalla panchina con il solito atteggiamento intimidatorio, il difensore bianconero ha ben pensato di spintonare e schiaffeggiare qualcuno a bordo campo, per imprecisati motivi e con circostanze necessariamente da chiarire poiché, in un Paese e in un sistema normale, un atteggiamento del genere porta dritto a una pesante squalifica. Ci auguriamo che, per una volta, la limpidezza nelle decisioni possa manifestarsi anche in Italia. Bonucci chiedeva ai suoi di fare fallo tattico: non ci sono riusciti, l’Inter è rimasta con la palla fra i piedi come per la maggior parte del match ed è andata dritta a fare gol. Un’altra circostanza che ci consente di esserne certi: se ci fossimo trovati a scriverlo, un finale così, non l’avremmo fatto così bene.
Un gruppo vincente
Questi ragazzi meritano tutto il supporto possibile ed immaginabile. E peccato che, proprio in questo momento, arrivi la surreale decisione di ridurre la capienza a 5mila spettatori: la speranza è che il limite possa essere circoscritto soltanto alle prossime due giornate, prima del derby post-sosta. Parliamo di un gruppo che, dopo dieci anni di digiuni, bocconi amari, sofferenze (ma mai disaffezione), non solo ha riportato l’Inter a sollevare due trofei in sei mesi, ma ha riportato l’Inter in una posizione di superiorità rispetto alle altre, a sentirsi i più forti, ad incarnare la mentalità nerazzurra, la passione e l’orgoglio che inevitabilmente vengono evocate dai colori del cielo e della notte. E allora avanti, popolo interista: il gruppo ha tutta la voglia, la fame, lo spirito che serve per toglierci altre soddisfazioni. Stiamo loro vicini. Il prossimo impegno è già alle porte: Bergamo, domenica sera. Per chiudere una settimana di fuoco. Con la fiducia che la strada sia quella giusta.
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