Era il 26 gennaio 2021 quando l’Inter eliminò il Milan dalla Coppa Italia grazie al gol dell’uomo già con le valigie in mano, in procinto di accasarsi verso nuovi lidi per trovare spazio e continuità. Lo stesso Marotta, pochi giorni prima, aveva ammesso che il giocatore non era funzionale ai meccanismi della squadra di Conte e che l’ipotesi prestito era da considerarsi, effettivamente, come la più probabile. La punizione di Christian Eriksen, quel 26 gennaio, cambiò i piani e forse la stagione dell’Inter: rappresentò uno spartiacque per lui e la squadra. Da quel momento le voci di mercato vennero accantonate, Conte lo inserì con decisione nell’undici titolare, ruolo mezzala sinistra di qualità pura. Il danese, dal canto suo, fece di tutto per andare incontro alle richieste del tecnico, impegnandosi a correre più di quanto avesse mai fatto in carriera, a diventare deciso e cattivo nei contrasti, a spazzare via palla senza remore nei momenti di sofferenza.
Un anno dopo, potremmo ritrovarci in una situazione simile. Stefano Sensi, il 18 gennaio sera, era virtualmente un giocatore della Sampdoria. Motivazioni? Le medesime, in parte, di Eriksen. Il comun denominatore è che nessuno, esattamente come successo allo sfortunato danese, mette in dubbio le sue indiscutibili qualità. Se per Christian il problema era la compatibilità con la filosofia di gioco contiana, la spada di Damocle che affligge Stefano è invece la solita: quella degli infortuni. Sono quelli che hanno scoraggiato Inzaghi oggi, Conte ieri, a puntare con decisione su di lui. Di conseguenza, sono quelli che lo hanno avvicinato sensibilmente alla Samp, con l’obiettivo di ritrovare pure la Nazionale in vista dei playoff di marzo e (speriamo) dei prossimi Mondiali.
Stando alle indiscrezioni del prepartita di Inter-Empoli, Sensi non doveva essere neppure convocato. E invece mister Inzaghi lo ha portato con sé. “L’ultimo saluto”, hanno ipotizzato in molti. E la formazione iniziale, effettivamente, propendeva verso questa direzione: in un’Inter imbottita di riserve (la cui prova è stata parecchio discutibile e il cui livello va senz’altro riconsiderato, nonostante in molti continuino a parlare di una presunta rosa super), non c’era spazio per Stefano. La riserva per eccellenza, uno di quei calciatori che ha messo insieme meno minuti. Non è entrato neppure quando l’Inter si è trovata impantanata nella disperata ricerca del gol, per evitare una clamorosa eliminazione agli ottavi. Inzaghi ha scelto, logicamente, di giocarsela con le tre punte, ma quando gli agognati (chi l’avrebbe mai detto…) supplementari sono stati agguantati, il tecnico piacentino ha ricalibrato la squadra conferendole maggiore equilibrio. E lo ha fatto scegliendo lui: proprio Sensi. Al posto di Lautaro.
Il giocatore è entrato in campo timido, forse non si aspettava neppure lui di essere chiamato in causa, ha sbagliato diverse scelte. Fino al minuto 104, quando con il suo delizioso destro ha indirizzato dolcemente in porta la palla del 3-2, valsa di fatto all’Inter i quarti di Coppa Italia. Da lì in poi, Stefano non ha sbagliato più nulla: scelte azzeccate, qualità garantita, palloni recuperati, soluzioni invitanti. Ulteriore testimonianza che il problema di Sensi, oltre che nei muscoli fragili, stia anche nella testa. Si tratta di un giocatore che, se prende coraggio nei suoi (validissimi) mezzi e avverte la fiducia di allenatore e compagni, può diventare inarrestabile. Esattamente come in quei due, splendidi mesi iniziali all’Inter, quando stupì tutti e si rivelò un vero crack di centrocampo.
È possibile che Sensi scelga di raggiungere ugualmente Genova e Giampaolo, è probabile che la certezza di giocare con maggior continuità risulti preponderante nella decisione, che sarà solo sua. Perché l’Inter lo ha lasciato libero di valutare. La stima di Simone Inzaghi, però, non può essere un fattore irrilevante. Ieri, dopo il match, ha affermato che “fin quando Stefano indosserà la maglia nerazzurra, io lo terrò in considerazione. E se lui vuole restare, me lo tengo volentieri“. L’infortunio di Correa, inoltre, apre un’ulteriore strada verso la permanenza, dal momento che Stefano è stato utilizzato dal tecnico pure da seconda punta. E con un calendario disumano dal quale i nerazzurri sono attesi a febbraio, mantenerlo in organico potrebbe essere una scelta vincente. O un vero e proprio spartiacque. Per l’Inter, per la stagione, per il giocatore: non sarebbe la prima volta. Tutt’altro. È una storia già vissuta. Solo un anno fa.