L’Inter deve fare i conti con un’insidia in più nel corso della sua stagione: il campo di San Siro. Che ultimamente lascia a desiderare. “Sembra d’essere tornati all’inizio degli anni Novanta, quando l’aggiunta del terzo anello per il Mondiale levò la luce all’erba trasformando il prato in una specie di palude – è l’analisi del Corriere della Sera -. Brutto, spelacchiato e pericoloso: oggi come allora, il terreno di San Siro è un completo disastro. Buche anche profonde, erba diradata, fango ovunque: più che un campo di calcio, un campo di patate. Brutto pure da vedere: le macchie marroni fra area e centrocampo sono un pugno dell’occhio. E sono pericolose. E il guaio è che la situazione peggiorerà, visto che nel fine settimana per la prima volta nella storia Inter e Milan ci giocheranno sopra a un solo giorno di distanza: cominciano i nerazzurri Covid permettendo domani col Venezia, a seguire domenica i rossoneri contro la Juventus.
Il problema, ovviamente, è l’usura: nessun fondo potrebbe resistere a un tour de force come questo, con la follia di 7 partite in 17 giorni fra 6 e 23 gennaio. A contarle bene sarebbero 8, visto che tre volte si è andati ai supplementari.
«L’unica vera soluzione è il riposo — spiega Giovanni Castelli, agronomo della Lega Calcio e responsabile del terreno di San Siro dal 1990 —. Si gioca troppo, il prato non riesce a recuperare nonostante la manutenzione. Capisco che i calendari siano intasati e ci sia poco spazio, ma almeno le soste vanno rispettate. Ne va del gioco e della salute».
Ora la speranza è che la sosta possa dare una mano al fondo, che dal 2012 è un ibrido erba-sintetico.