L’ANALISI – La legge dell’ultimo minuto colpisce ancora. E la sosta arriva al momento giusto…

Stanchi, imprecisi, nervosi, anche deconcentrati, come in occasione del gol che ha portato in vantaggio il Venezia. La rete di Henry nasce dalla rara disattenzione di un insospettabile: Skriniar. Poi, però, guardi il tabellino e trovi altri tre punti ottenuti con un gol allo scadere. Guardi una squadra che, anche in occasione di una prestazione sbiadita, fa di tutto per vincerla e ci riesce, di nuovo. Guardi una statistica e dice che la truppa di Inzaghi, nelle ultime quattro uscite, ha segnato per tre volte allo scadere. E, soprattutto, guardi una classifica che recita “Inter 53”: 16 vittorie, 5 pareggi, 1 sconfitta. Primo posto in classifica, alla vigilia di Milan-Juventus: partita nella quale i tifosi nerazzurri, notoriamente, non amano parteggiare per nessuno. Non ce ne sarà bisogno neppure domani: comunque vada, la Beneamata resterà al comando. Com’è giusto che sia.

Flessione sì, ma…

È innegabile che l’Inter delle ultime uscite sia apparsa sfiancata dai ripetuti impegni, fra cui due partite da 120 minuti contro Juventus ed Empoli. Come se non bastasse, la mazzata finale arriva dal disastrato terreno di San Siro: già a dicembre Lautaro, Pioli e Klopp avevano fatto notare il problema, ma oggi la situazione è diventata insostenibile, come sottolineato pure da Simone Inzaghi dopo la partita. Lo stesso tecnico piacentino, però, ha voluto ribadire come non si tratti di una scusante e che il problema, d’altronde, penalizzi anche il Milan, la principale antagonista dell’Inter che sarà di scena, 24 ore dopo, sullo stesso campo contro la Juventus. Questo non significa voler negare la flessione dei campioni d’Italia, che da ottobre fino a dicembre (soprattutto) avevano mostrato una forma straripante e forse irripetibile per un lasso temporale prolungato.

Ciò su cui bisognerebbe soffermarsi, però, è la capacità di questa squadra di rimanere sempre dentro la partita e di trovare con regolarità la zampata (o la capocciata) vincente per chiuderla: prima Sanchez a regalarci una Supercoppa, poi Ranocchia ad evitare l’eliminazione dalla Coppa Italia, infine Dzeko a consegnarci una sosta serena da primi in classifica. No, non può essere sempre fortuna: hai voglia che gli avversari lo ripetano come un mantra, pronosticando un crollo imminente. L’Inter, forse, aveva abituato ad un dominio del gioco tale che oggi forse “droga” i giudizi: suvvia, non si può parlare di fortuna quando il confronto è 12 tiri in porta contro 3, per esempio. Questo senza nulla togliere ai meriti del Venezia, che in quel di San Siro è andato anche oltre le proprie possibilità, disputando una partita eccezionale e dando prova di resistenza eroica sull’1-1, oltre che di splendida organizzazione difensiva.

L’Inter di Inzaghi non è nel suo miglior momento stagionale, questo è certo. Tuttavia, la capacità di continuare a vincere con regolarità – seppur di misura, seppur lasciando in soffitta le goleade, seppur al novantesimo – è un segnale fortissimo. Significa che questo gruppo rimane sul pezzo, costantemente inclinato e proteso verso la vittoria, in grado di orientare verso se stesso l’inerzia delle partite. Adesso, però, è bene che arrivi la sosta. Vero che tre sudamericani partiranno per le partite di qualificazioni ai Mondiali e i tifosi nerazzurri resteranno con il fiato sospeso per Lautaro e Sanchez in particolare, visto il preesistente infortunio di Correa nel reparto avanzato. Gli altri, però, i nazionali europei, resteranno ad Appiano. Solo Barella e Bastoni avranno un impegno “soft”, quello dello stage a Coverciano. Gli altri potranno rifiatare dopo due settimane molto intense. Preparandosi, al contempo, per i dieci giorni di fuoco alla ripresa. I nomi degli avversari, ormai, li conosciamo a memoria: Milan, Roma, Napoli, Liverpool in successione. Ci sarà da allacciare le cinture. E prepararsi ad emozioni forti: come quelle vissute in questo gennaio intenso, che ci ha regalato grandi paure prima di aprirci le porte verso grandi urli liberatori.

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