Edin Dzeko è autore di un’intervista al Corriere della Sera, partendo dal prossimo impegno dell’Inter: il derby contro il Milan di sabato 5 febbraio. Una sfida scudetto. Secondo il bosniaco, “a inizio stagione si diceva Milan e Napoli, non si parlava tanto dell’Inter. Le grandi sfide le vuoi vincere, ma se perdi contro le piccole pesa di più. Se vinci il derby sei un pezzo avanti, però i punti scudetto li fai nelle partite con le piccole che devi fare tue per forza. Siamo primi e vogliamo restarci fino alla fine”. Edin ha giocato tre grandi derby in carriera: quello di Manchester con la maglia del City, quello di Roma con la casacca dei giallorossi e ha vissuto il primo a Milano lo scorso 7 novembre: “Quello di Milano non l’ho vissuto abbastanza, è diverso quando gli stadi sono a capienza ridotta. A Roma si sente l’odio tra le tifoserie, è molto più pesante. Con il City ho vinto in casa dello United, con Sir Alex Ferguson che si mette le mani nei capelli dopo il mio gol del 6-1: indimenticabile”.
Il Cigno di Sarajevo ha ereditato ad agosto la maglia numero 9 da Romelu Lukaku: un paragone che non gli pesa. “Se vai in un posto e ti metti a pensare cosa ha fatto chi c’era prima di te, è meglio che non vai da nessuna parte. Se lo avessi pensato solo per un istante, non sarei mai venuto. So che cosa posso dare, ciò che sto facendo quest’anno non mi sorprende”.
L’Inter nel destino
Dzeko è stato spesso e volentieri accostato ai nerazzurri negli ultimi anni. In particolare, fu l’estate 2019 quella in cui si avvicinò con forza all’Inter per volere del nuovo tecnico Conte, prima di scegliere il rinnovo con la Roma: “Conte mi voleva già al Chelsea, ma non ero sicuro di tornare in Inghilterra. Appena arrivato all’Inter ci ha riprovato. Il momento è venuto adesso, le strade dovevano incrociarsi: era destino. Il momento giusto? Non penso a quel che poteva essere. Sono in una squadra forte, con un nuovo mister che ha fatto vedere tanto alla Lazio. Abbiamo già fatto nostra la Supercoppa, per questo sono venuto all’Inter: c’è più possibilità di vincere“.
Il rapporto con Inzaghi e la sfida al Liverpool
All’Inter, il bosniaco ha trovato il tencico che per tanti anni, a Roma, era stato suo avversario nel derby. “Lo vedo ancora come un compagno di squadra: sa gestire benissimo e per un allenatore è fondamentale. Ci sono 25 giocatori, non possono mai essere tutti contenti. Lui cerca di essere onesto con tutti e in campo, se ci divertiamo così, è grazie a lui. Ha tenuto la base di Conte, una base importante poiché ha cambiato la mentalità dei giocatori, ma Inzaghi la porta avanti con i suoi metodi. Rispetto a quando c’era Lukaku, il gioco è diverso: negli ultimi due anni l’Inter giocava più in contropiede, quest’anno tutti si divertono di più, dentro e fuori. Io sono uno che sa giocare il pallone e non guarda solo al gol. Dicono che devo segnare di più, ma se non lo faccio e vinciamo è bello lo stesso. Come vivo i periodi in cui non faccio gol? Nel periodo in cui non ho segnato abbiamo vinto quasi tutte le partite: non puoi non essere contento. Se fossimo stati quarti, con me che segnavo poco, mi sarei fatto delle domande. Così cosa devo chiedermi? Siamo primi!”.
Chiosa sul doppio confronto che attende l’Inter in Champions League, contro il Liverpool. Primo atto a San Siro, il 16 febbraio. “Con il Real Madrid abbiamo giocato due partite alla pari, la prima dovevamo vincerla e non eravamo ancora ai livelli di oggi. Il Liverpool è forte, li puoi battere ma puoi prendere anche 5 gol. Ce la giochiamo”.
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