Ha giocato il derby con entrambe le maglie. Certo, è stato simbolo dell’Inter – dove ha giocato dal 1999 al 2005 segnando 123 gol – molto più che del Milan, dove ha militato per una sola stagione (quella 2005-06) rendendo molto al di sotto delle aspettative. Oggi Bobo Vieri commenta il derby per La Gazzetta dello Sport.
“Se l’Inter vince, taglia fuori il Milan dalla corsa scudetto: potenziale +10, come li recuperi alla capolista che stiamo vedendo? Ad una squadra che si sta dimostrando anche spietata, quando serve? Io non sono di quelli che dicono che l’Inter ha già vinto il campionato a inizio febbraio: è presto. Però questa Inter non le sbaglia tre o quattro partite da qui a maggio e proprio perché sta così, giocherà per vincere: sarebbe dare una legnata al Milan e forse una ‘fiammata’ a tutto il campionato. Senza calcoli: a 15-16 partite dalla fine non li fai, con il rischio di ritrovarti tutti in mezzo alle scatole un’altra volta. Ma se vince il Milan torna in corsa alla grande, e poi può succedere di tutto: Pioli punterà molto su questa motivazione. La sua squadra è in una situazione non facile, ma intrigante allo stesso tempo: ha la grande chance di togliere sicurezze all’Inter, guadagnandone per il suo futuro. Così metterebbe, o continuerebbe a mettere, pressione all’Inter: il massimo delle motivazioni, per giocare un derby”.
L’ex centravanti si è soffermato sulla coppia nerazzurra che sabato dovrebbe partire titolare. A cominciare da Dzeko: “Peccato per l’Inter che non sia arrivato prima, e non perché ha quasi 36 anni e qualcuno dice che è bravo, ma ormai è vecchio: tutti ‘sti discorsi sull’età li facciamo solo in Italia. Dzeko è quello che vedono tutti: segna e fa segnare, ha grande tecnica, piedi morbidi, tempi perfetti per “uscire” e accompagnare la squadra, per decidere quando dare la palla e quando tenerla. Ma Dzeko è soprattutto quello che vediamo in pochi, perché certe cose devi aver voglia di notarle. Anzitutto: quanti palloni sporchi pulisce quando non ha neppure il tempo di respirare e però gli arrivano così, e in più ne ha anche addosso due o tre a raddoppiarti. Io lo chiamo lavatrice, di solito si dice di un centrocampista, ma in realtà lui è quello: un attaccante che potrebbe fare il centrocampista. E poi che intelligenza calcistica nel vedere prima l’azione e capire la posizione giusta per far fare alla squadra la giocata migliore. Sei un po’ in apnea? Là davanti c’è uno che si fa vedere e non si nasconde, prende il fallo giusto, tiene la palla per il tempo che serve ai centrocampisti e agli esterni per muoversi come serve: fondamentale”.
Sul Toro: “Se dai uno spazio a Lautaro Martinez, lo vedi che gli vengono gli occhi da killer. E sai che potresti aver fatto un errore imperdonabile. Per questo lui e Dzeko si sono combinati così bene: Edin gliene apre una marea e lui ci si butta, ha un istinto bestiale. Il problema per chi deve marcarlo è che lo fa sempre in un modo diverso: è una punta moderna, universale, cambia posizione in continuazione come un serpente, ha addosso un’adrenalina da mal di testa. È il calcio di oggi: attaccanti statici non se ne vedono più, serve saper stare in area come a centrocampo. Però Lautaro deve essere più continuo: nello stare “dentro” il gioco della squadra e nel segnare. Non due gol oggi e i prossimi chissà: in più partite di seguito. Trovare quello che io chiamo il ritmo del gol è fondamentale, se fai quel mestiere: dà il senso più importante al tuo lavoro, al tuo essere attaccante. Ma può aiutarlo una qualità non da poco: sa adattarsi. L’ho visto giocare bene con Spalletti, con Conte, ora con Inzaghi; gli ho visto fare cose belle, magari diverse, con Sanchez e Correa come con Dzeko”.
Vieri dice la sua sull’interpretazione di gioco che sta caratterizzando la squadra di Simone Inzaghi in questa stagione: “Quando mi accorgo dell’esasperazione per la tattica che c’è in Italia mi viene da dire “Buuuuuu”: ne parliamo così tanto solo da noi. La vera tattica che usa oggi Inzaghi è giocare il più possibile lo stesso calcio bello e divertente, sempre per vincere, che l’ha portato dov’è oggi. Dunque l’Inter giocherà come al solito, non cambierà qualcosa perché è il derby: cambiare in funzione dell’avversario può diventare una debolezza. Con Conte l’Inter giocava bene, con Inzaghi molto bene: punto. Porta avanti lo stesso discorso, ma lasciando ai suoi la maggior libertà che un allenatore concede dopo essersi detto: ‘Sono forti, sono già squadra, li lascio fare’. Così, entrare in una squadra già pronta è stato più facile per Calhanoglu: la sua coesistenza di qualità con Brozovic, il loro equilibrio tattico – “Buuuuuu” – sono e saranno determinanti anche nel derby. Come l’interpretazione del ruolo di Bastoni, che ha la sfrontatezza di chi ora si sente bravo e così è la foto del calcio di oggi: capacità di difendere, ma con tecnica, corsa, coraggio delle idee“.
Chiosa sull’apporto dalle panchine, che per l’Inter in particolare si è rivelato molto prezioso fino ad oggi: “C’è più di mezzo campionato che parla: l’Inter nel secondo tempo ti cambia le partite, e le va a vincere. Il Milan in questo è più “corto”, quando ha avuto diversi infortuni si è ritrovato un po’ “tirato” e per questo il suo mercato è stato un po’ discusso: anche Pioli ha i cambi che possono bastargli a gestire la partita, ma averne meno significa doverseli giocarseli bene, senza sbagliare scelte e momenti. Inzaghi in teoria può quasi permettersi di sbagliarli, ma è difficile fare errori quando hai tutti sostituti giusti: se togli Lautaro e metti Sanchez non sbagli mai“.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)