La stangata del Giudice Sportivo nei confronti di Bastoni, Lautaro e Inzaghi è stata vissuta da molti come qualcosa di sorprendente. A ben vedere, però, rappresenta il culmine di tre giorni nei quali è successo di tutto e di più. È la normale conseguenza del clima rancoroso, malato, cancerogeno, livoroso creato attorno all’Inter. L’episodio simbolo, d’altronde, è rappresentato dalla delirante asserzione secondo la quale Lautaro Martinez avrebbe sputato a Theo Hernandez.
Attenzione, amici nerazzurri e non: qui non ci troviamo di fronte a voci di spogliatoio, malumori, notizie infondate. Nelle ultime 72 ore abbiamo assistito a qualcosa di incredibile, è stata superata la soglia della follia: in presenza di un video che non mostrava alcuno sputo, in molti hanno deciso di sparare ugualmente nel mucchio e inneggiare con forza ad una squalifica nei confronti dell’attaccante. Passi per i tifosi milanisti o chiunque altro storicamente avverso all’Inter: il tifoso è ovunque, può fare quello che vuole, inventare, fantasticare anche quando il fatto non sussiste. I tifosi sono troppi, per essere placcati e per pretendere razionalità, specialmente sui social, piattaforme sulle quali questa parola è sovente ignota. Tuttavia, quando la (non) notizia arriva sui giornali, sulla tv satellitare, nei talk show calcistici (di infima caratura), sembra davvero di essere davanti ad un universo parallelo nel quale, in nome del sentimento anti-interista, si può anche dire che qualcosa è successo, nonostante non sia successo affatto.
E allora eccole, le sanzioni. Ovviamente non si è potuti arrivare all’incredibile, il Giudice Sportivo non ha potuto entrare nel club degli “allucinati”, anche perché in mattinata (fortunatamente) Dazn ha dovuto specificare che non è successo proprio niente, non c’è stato nessuno sputo. Non ce n’era bisogno, ma nel clima da manicomio si è reso tristemente necessario. Ma ecco servite due belle giornate di squalifica a Bastoni (e qui dobbiamo fidarci del referto arbitrale), nonostante solo un mese fa Bonucci avesse strattonato un segretario dell’Inter, reo di avere esultato per il gol contro la Juventus. Risultato? 10mila euro di multa al bianconero. Permetteteci di sorridere. O squalificate pure noi?
Sono tante le similitudini con il clima vissuto dodici anni fa esatti, nel febbraio dell’anno di grazia 2010. Pure in quel caso l’Inter era prima e le rivali stavano accorciando, pure in quel caso il sentimento anti-Interista si era sospinto a livelli inimmaginabili, pure in quel caso i nerazzurri erano reduci da una partita nella quale (eufemismo) l’arbitraggio non era stato favorevole. Era Inter-Sampdoria, 20 febbraio 2010, con i futuri Tripletisti rimasti in nove nel primo tempo. La squadra campione in carica da quattro anni che resta in nove, nel primo tempo, in casa: qualcosa di assolutamente inedito. Poteva succedere solo all’Inter.
Pure in quel caso, oltre al danno la beffa: maxi-squalifiche arrivate il martedì da parte del Giudice Sportivo, compreso l’allenatore, proprio come oggi. Chi fosse, quell’allenatore, ce lo ricordiamo tutti: lo stesso che l’Inter si ritroverà ad affrontare, dodici anni dopo, nel suo stadio e per la prima volta. In un post Inter-Milan che ricorda tanto, tantissimo quel post Inter-Samp. José Mourinho fu squalificato allora come Simone Inzaghi è squalificato oggi: stesso risultato, ma una diversità di caratteri condensata dalle modalità tramite le quali esprimere il proprio dissenso. Il piacentino nel tunnel degli spogliatoi, il portoghese con un plateale gesto divenuto simbolo imperituro dell’Interismo. Chi vi scrive, quella foto, ce l’ha appesa ancora oggi in camera. Scherzi del destino: nel giorno in cui tutti ci sentiamo un po’ ammanettati, ritroviamo l’uomo delle manette. E chissà che, visto lo spirito con cui quell’Inter fece fronte alle avversità, alle ingiustizie, a quel sentimento astioso, questo non possa servire da ispirazione. Per farcela ancora. Da Inter.