Perdere una partita è sempre un piccolo trauma. Deve esserlo, almeno per ogni squadra che vuole esser grande e scansare ogni alone di mediocrità. Uscire sconfitti da un derby, poi, deve condurre necessariamente a una reazione rabbiosa, orgogliosa, miscelando l’impeto all’organizzazione necessaria per battere l’avversario successivo. GIà, perché la rivale di ieri non era esattamente agevole: la Roma di Mourinho si è presentata a San Siro con tutti i titolari per fare il colpo grosso. Non ci è riuscita, poiché di fronte si è trovata un’Inter vogliosa di rialzarsi e probabilmente infuriata per le decisioni del Giudice Sportivo arrivate a poche ore dal match di Coppa Italia.
All’interno della prima fase di partita non c’è solo il gol repentino di Dzeko: c’è un’Inter esaltante che per 20 minuti ha scaricato tutta la sua furia agonistica sui giallorossi. Poi, ovviamente, mantenere quei ritmi sarebbe stato impossibile e probabilmente deleterio: si trattava pur sempre di una sfida secca e i nerazzurri non potevano permettersi di arrivare al secondo tempo con la lingua di fuori. Alla Roma, tuttavia, è stato concesso poco: un cross velenoso di Mkhitaryan sul quale D’Ambrosio sfiora l’autogol e poi l’occasione più promettente, con Zaniolo che calcia addosso ad Handanovic.
L’Inter, nonostante la serata poco brillante di Brozovic e lo scarso dinamismo di Vidal (importantissimo, però, con il recupero palla sul 2-0), fa comunque sua la partita e lo fa nella maniera in cui avrebbe dovuto regolare il Milan sabato scorso. Nel momento di massima pressione della Roma riesce a proteggere la porta e poi a colpire senza pietà con l’ennesima “perla di coppa” firmata Alexis Sanchez. Il cileno, protagonista nella finale contro la Juventus e negli ottavi contro l’Empoli, firma il gol più bello della sua stagione e forse di quella nerazzurra, con un destro all’incrocio formidabile, di enorme difficoltà. Il Nino Maravilla scaccia gli incubi di un replay del derby, lo fa a modo suo, rialzandosi a sua volta dopo un brutto approccio contro il Milan.
Se c’è una caratteristica che accomuna i forti – come dicevamo in apertura – è quella di rispondere immediatamente alle sconfitte, rendendo la vittoria successiva quasi sistematica. L’Inter ha dimostrato (ancora) di possedere tale virtù. Sono i numeri, le partite, le prestazioni a parlare.
Prima del derby, infatti, aveva perso in altre tre occasioni. Dopo Inter-Real Madrid 0-1 aveva risposto in maniera scintillante con una raffica di gol al Bologna: 6-1 a San Siro. Dopo Lazio-Inter 3-1 del 16 ottobre era arrivato il fondamentale, primo successo in Champions League con lo stesso punteggio contro lo Sheriff: in quell’occasione si intravidero i prodromi della qualificazione agli ottavi. Dopo Real Madrid-Inter 2-0, ecco il successo – ancora in goleada – sul Cagliari con il 4-0 valso il primo posto solitario in classifica. E ieri, dopo la quarta sconfitta stagionale, ancora una reazione importante culminata con il successo. Sono i segnali più incoraggianti, che servono ora più che mai, alla vigilia del doppio confronto con Napoli e Liverpool. Siamo a metà del ciclo infernale di febbraio del quale eravamo a conoscenza da dicembre, siamo consapevoli di essere nella fase cruciale della stagione. Affrontarla da grandi, con il supporto incondizionato dei tifosi nerazzurri, può far sì che si trasformi in un altro spartiacque positivo. A dispetto di un derby perso ingenuamente. Non può essere quello a fermare la corsa dell’Inter. E allora tuffiamoci verso Napoli, per un’altra sfida da brividi. E in bocca al lupo a Bastoni, incrociando le dita.