Non è facile accettare che l’Inter non abbia battuto né Milan, né Napoli nelle due sfide ravvicinate di campionato. Rossoneri e partenopei si prefiguravano infatti (e tuttora rimangono) come i principali ostacoli nella corsa verso la seconda stella. Prevalere su una delle due, diciamocelo chiaramente, era qualcosa che i tifosi nerazzurri si aspettavano. La verità è che il pasticcio vero, quello più doloroso, è arrivato contro il Milan: per il risultato, certo, poiché la sconfitta è differente dal pareggio, ma anche per la prestazione. Se ci atteniamo a ciò che la squadra di Inzaghi ha dimostrato in campo, infatti, nel derby il bottino meritato sarebbe stato quello pieno: i tre punti. Ne sono arrivati zero. Ieri, invece, il pareggio era tutto sommato giusto. E pareggio è stato.
Alla fine del primo tempo, in particolare, i nerazzurri hanno tirato quasi un sospiro di sollievo guardando al risultato di 1-0, quasi ingeneroso nei confronti degli uomini di Spalletti. La brutta prova dell’Inter nei primi 45 minuti non può e non deve essere cancellata: squadra sfilacciata, lunga, con le due punte isolate davanti, i centrocampisti in chiaro affanno contro Lobotka, Ruiz e Zielinski, mentre in difesa De Vrij ha fatto una fatica bestiale nel duello contro Osimhen. Un disagio esternato, nostro malgrado, già dopo tre minuti, con l’entrata grossolana ed esiziale sul nigeriano. Il difensore olandese conferma il suo momento difficile che si protrae, ormai, dall’inizio del 2022: un anno solare inaugurato dall’errore commesso contro la Lazio capace di spalancare le porte verso la rete di Immobile. Le fortune e le speranze di titolo dell’Inter passano anche dalla ripresa del suo centrale difensivo, chiamato a rialzarsi al più presto.
Non era facile riconnettere mente e gambe all’inizio del secondo tempo, dopo 45 minuti davvero complicati: non semplice, appunto, ma prevedibile e necessario per una squadra che ambisce a diventare campione per il secondo anno consecutivo. L’Inter non ha tradito, segnando subito con un Dzeko fino a quel momento insufficiente. Il bosniaco ha piazzato ancora la zampata in un momento importante della stagione: ha 36 anni e non gli si può chiedere di essere totem come Lukaku, si deve piuttosto ringraziarlo, apprezzarne le gesta, la capacità di alzare il livello in maniera direttamente proporzionale alla pressione che sale. E l’Inter, nel secondo tempo di Napoli, ne aveva tanta addosso: la seconda sconfitta consecutiva non sarebbe stata accettabile, avrebbe evocato in maniera sinistra una resa e il preludio ad una crisi. I nerazzurri, invece, hanno mantenuto la barra dritta: ok, niente vittoria, ma nessuno ci batte così facilmente. E la sconfitta non può diventare mai e poi mai un’abitudine.
Il ciclo terribile di febbraio ha indubbiamente sfiancato i ragazzi di Inzaghi: spesso non ci si rende conto del fatto che sia difficile mantenere una condizione fisica e mentale ai massimi livelli quando si giocano partite ravvicinate contro avversari così forti. Certo, ancora c’è da sfidare un colosso: l’Inter è attesa, questo mercoledì, dal Liverpool. Tuttavia, restringendo il campo solo al campionato (obiettivo realistico, a differenza della Champions) i nerazzurri hanno già affrontato – nel girone di ritorno – Lazio, Atalanta, Milan e Napoli. L’Inter ne è uscita indenne? Non proprio, visto che è arrivata alla sosta di febbraio con un vantaggio di 4 punti (e una partita da recuperare) su rossoneri e azzurri. Adesso ha un solo punto di vantaggio su Spalletti e, con tutta probabilità, verrà scavalcata dal Milan quest’oggi. Tuttavia, ha ancora il destino nelle proprie mani: vincendo la partita di Bologna, sarebbe ancora prima. E soprattutto, il calendario disumano – in Serie A – è arrivato alla conclusione. Non ne è uscita a pezzi, dunque.
Adesso arriveranno tante altre partite insidiose, a partire dal Sassuolo (senza Brozovic), ma dall’Inter ci si attende una nuova serie di vittorie, proprio come quella di novembre, dicembre e parte di gennaio. D’altronde, pure l’anno scorso il tricolore nerazzurro venne indirizzato da due mega-filotti: quello autunno-inverno, quello inverno-primavera. Guardiamo con fiducia ai prossimi tre mesi, che ci regaleranno certamente tante emozioni. Sta all’Inter, a questi ragazzi, a questo allenatore, far sì che si trasformino in gioie indimenticabili.
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