Luigi Garlando, sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, ha parlato della grande sfida di stasera, richiamando i fasti delle Inter migliori di sempre. “Dici Inter-Liverpool e torna in mente Giacinto Facchetti in bianco e nero, la sua elegante falcata che guida in rete il 3-0 di una rimonta storica: Inter-Liverpool 3-0, 12 maggio 1965. Serve un’impresa del genere. Il popolo di San Siro non se lo ricorda più com’è fatta un’impresa internazionale. Sono passati 12 anni dall’ultima”.
Il riferimento è ad Inter-Barcellona del 2010 quando, nella semifinale d’andata, i nerazzurri di Mourinho riuscirono a schiantare una delle squadre più forti di sempre con il risultato di 3-1. “Anche il Liverpool sembra imbattibile. Nel girone ha vinto 6 partite su 6 segnando 17 gol, contro le 3 vittorie e gli 8 gol dell’Inter. L’ultima volta che Klopp è passato da San Siro ha battuto il Milan senza sudare, schierando solo due titolari. L’asticella è alta. Quando lo Zio Bergomi riconosce all’Inter non più del 35% di chance di qualificazione non è ingrato, è onesto. Ma in certe notti, come osservava Mourinho quella volta, ci si trasforma e si diventa un’altra cosa. Più alta”.
“L’operazione non riuscì a Roberto Mancini che, alla quarta eliminazione in Champions, annunciò l’addio all’Inter, proprio dopo due tristi incroci con il Liverpool (marzo 2008). Al contrario, Inzaghi, che conferma fiducia a Lautaro, vuole fare del Liverpool il suo trampolino europeo. Dopo aver preso atto nel girone della distanza che lo separa dalla qualità tecnica del Real Madrid, l’Inter ha l’occasione di misurarsi con l’intensità del Liverpool. Un’esperienza che le servirà per conoscere meglio i propri limiti; per capire quanto vale in Europa la forza dominante che sa imporre in Italia. E ogni individualità potrà fare lo stesso misurandosi con eccellenze del ruolo: Handanovic con Alisson, De Vrij con Van Dijk; Dumfries e Perisic con Alexander-Arnold e Robertson”.
L’Inter arriva ad una partita così dopo un percorso durato cinque anni. “Questa partita va oltre la logica della qualificazione, è una tappa importante nel percorso di maturazione dell’Inter. Questa squadra è stata allevata da Spalletti e cresciuta da Conte che le ha rafforzato le ossa e imposto una disciplina rigida. Inzaghi l’ha raccolta già scudettata e l’ha ingentilita con un gioco di qualità superiore, rendendola ambiziosa e coraggiosa come esige l’adolescenza. Il nuovo spirito ha reso l’Inter più pronta per l’Europa che è l’approdo naturale di un club del suo rango che, per di più, si chiama Internazionale. La seconda stella non può essere il punto di arrivo. Ma per l’approdo alla maggiore età serve un rito d’iniziazione, una notte di gloria. Un’impresa, appunto“.
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