Le 5 sconfitte stagionali rimediate dall’Inter hanno un comun denominatore: i nerazzurri hanno sempre subito almeno un gol negli ultimi 15 minuti. Rodrygo in Inter-Real Madrid, Felipe Anderson e Milinkovic in Lazio-Inter, Asensio in Real Madrid-Inter (anche se in quel caso il risultato era già fissato sull’1-0 per i Blancos), Giroud in Inter-Milan, Firmino e Salah in Inter-Liverpool. Rimanendo in tema scontri diretti, si può citare anche il rigore trasformato da Dybala nella partita casalinga contro la Juventus in Serie A, le numerose occasioni create dal Milan nel finale del derby d’andata, la rete di Mertens contro il Napoli a San Siro e conseguente assedio dei partenopei con un’altra occasione divorata dal belga, nonostante fosse stata l’Inter a dominare la partita per lunghi tratti. Non può trattarsi di un caso.
Di sicuro possiamo parlare di un calo fisico che si manifesta nel quarto d’ora finale. La causa può essere rintracciata nel gioco particolarmente dispendioso che viene praticato dall’Inter di Inzaghi, la quale riesce a creare una grande quantità di occasioni nei primi 75 minuti della partita. Il problema è che spesso e volentieri, complice i problemi evidenti degli attaccanti, i nerazzurri non concretizzano in maniera congrua rispetto a quanto producono, con il risultato di ritrovarsi con un solo gol di vantaggio o con il risultato in parità nelle fasi finali e convulse di partita. La sensazione è che non si tratti di un crollo mentale, nonostante il nervosismo in alcuni casi sia affiorato: gli uomini di Inzaghi fanno fatica a risalire, vengono sovrastati atleticamente dagli avversari, sembrano non averne più.
E allora qui ritorna la lacuna presente in rosa, ovvero l’assenza di giocatori che in ripartenza possano far respirare la squadra, costringendo gli avversari a ripiegare, oppure che possano guadagnarsi qualche fallo prezioso per permettere ai compagni di risalire la corrente. Un compito che nella passata stagione era eseguito da Lukaku e Hakimi e non a caso, come evidenzia il Corriere dello Sport, “con la possibilità di giocare più di rimessa, l’Inter dell’anno scorso attraversava meno pericoli nei finali di partita. Non a caso, ha vinto undici partite di misura. Sapendo gestire con meno ansie il risultato”. Adesso Barella arriva nelle fasi finali stremato, così come Dzeko che, con il passare dei minuti, perde evidentemente lucidità e non riesce e mantenere il possesso. Mai come in questo caso all’Inter servirebbero le doti in progressione di Correa, che però non rientrerà prima di marzo.
Simone Inzaghi dovrà apportare dei correttivi, per quanto possibile, nell’immediato. Sicuramente, però, in estate si terrà conto della lacuna evidenziata in questa stagione e si interverrà di conseguenza, soprattutto in attacco. L’aspetto positivo è che questo trend negativo finora si è manifestato soltanto nei cosiddetti big match: un aiuto, in questo senso, arriva dal calendario. La prossima sfida contro una big in campionato è fissata per il 3 aprile allo Stadium contro la Juventus. L’Inter ha un mese e mezzo esatto per inanellare un nuovo filotto: lo Scudetto passa da qui. E dalla capacità di non ripetere gli errori del passato, quando il livello inevitabilmente si alzerà di nuovo.