“Simone Inzaghi ha portato l’Inter oltre le aspettative e lui solo può fare certe valutazioni in base al lavoro ad Appiano. Eppure certi aspetti della gestione dei nerazzurri come l’assenza di varianti tattiche quando manca l’architrave Brozovic, la gestione dei cambi e alcune scelte di formazione in un inizio 2022 che ha portato appena 13 punti in 9 giornate iniziano a creare malumore tra i tifosi”.
Questa l’analisi della Gazzetta dello Sport.
“Fino a gennaio dunque Inzaghi senza macchia, anche se l’usura dei soliti 12-13 giocatori è in agguato. Arriva la sosta, alla ripresa c’è il derby che l’Inter gioca meglio fino al 70′ ma non lo chiude.
E siamo alla fase più difficile, perché dopo la jellata andata col Liverpool arriva il Sassuolo che ha già ha battuto a domicilio Juve e Milan. Resta l’approccio sbagliato, e tra i compiti di un allenatore c’è anche assicurarsi che i giocatori non entrino in campo sgonfi, regalando un tempo alle “simpatiche canaglie” del Sassuolo. La trasferta a Marassi (contro il Genoa, ndr) diventa decisiva, quindi avanti con i soliti malgrado sia evidente la spia della riserva. È la prova forse più preoccupante, con poco gioco e lucidità, conditi da sprazzi di nervosismo.
Poi arriva il match contro il Torino. Nell’11 iniziale sorprendono Ranocchia e Vecino. Quando a Liverpool si era fatto male De Vrij, D’Ambrosio era entrato bene e Skriniar si era esaltato da centrale. Perché non replicare a Torino, senza nulla togliere a Ranocchia che contro Belotti ha sofferto assai? E soprattutto, perché non accettare che un vice Brozo non esiste e provare a virare su un più quadrato 4-4-2 invece che inventare Vecino che regista non è? Come se la lezione col Sassuolo non fosse servita. Il finale disperato col 4-2-3-1 ha portato al pareggio di Sanchez. Ma qualche dubbio resta. Restano anche un derby di Coppa e dieci giornate di campionato per zittire la critica”.
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