Matteo Marani ha parlato su Tuttosport dell’introduzione del nuovo Fair Play finanziario. “Il Financial Sustainability Regulations, come è stato approvato giovedì, mette i club italiani davanti ai loro storici limiti strutturali. Se le ultime stagioni sono state dure, con il nostro successo europeo più recente datato 2010, le prossime si annunciano peggiori”.
“I pilastri del nuovo fair play finanziario sono tre: solvibilità, stabilità e controllo del costo. Il primo punto è facile: i club non dovranno avere debiti di lunga durata. Ci saranno controlli trimestrali: a 15 giorni dalla scadenza, il debito dovrà essere estinto. Sul secondo punto fa fede la tollerabilità delle perdite, che cresceranno dagli attuali 30 milioni di euro in tre stagioni ai 60 milioni futuri, addirittura 90 per i club virtuosi. Ma il punto più gravoso per i club italiani è il terzo, laddove è introdotto il principio del rapporto costi-ricavi. I primi non potranno superare il 70% dei secondi, dopo un iniziale biennio che vedrà la proporzione scendere dal 90% all’80%. A regime, quindi dall’annata 2025-26, il rapporto dovrà essere 70%. Significa che stipendi, costi per il mercato e quello per procuratori dovranno rapportarsi in maniera diretta agli introiti”.
“È di fatto un salary cap, sebbene nome e modalità siano vietati all’interno dell’Unione Europea. Le nostre società sono frenate due volte: da un lato abbiamo entrate pari a 15 o 20 anni fa, mentre nello stesso arco di tempo inglesi e spagnoli hanno raddoppiato o triplicato le loro, dall’altro abbiamo costi troppo elevati per personale e agenti, dove in proporzione battiamo qualunque Paese. La forbice che la Uefa vuole stringere in Italia presenta oggi due estremità davvero troppo lontane. In diversi casi il rapporto tra uscite ed entrate è superiore al 100%. Andrea Traverso, capo del panel Uefa, ha manifestato preoccupazione pubblica per la Serie A. Soltanto la Turchia ha gli stessi problemi, ma non ci consola”, ha concluso Marani.
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