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Moratti: “Corsa Scudetto, mi fanno paura le partite semplici. E la Juve non è fuori dai giochi…”

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Massimo Moratti è intervenuto a Radio Anch’io Lo Sport per commentare i temi del campionato, con un occhio particolare sull’Inter, oltre al mercato e al tema stadio. Si parte dalla lotta al titolo e dalla proposta di Pioli, secondo il quale sarebbe corretto che i nerazzurri, il Milan e il Napoli giocassero sempre in contemporanea: “Sono d’accordo, sarebbe molto più interessante e giusto. Inter potenzialmente prima? I numeri dicono questo, ma è un campionato che ogni giornata fa vedere qualcosa di nuovo e sembra ci sia un possibile vincitore diverso. A me sembra però che l’Inter abbia fatto il passo giusto, giocando veramente bene. Mancano davvero poche giornate, non possiamo sbagliare. Ho sempre paura delle partite semplici, sono quelle in cui si perdono o vincono i campionati. Bisogna rimanere concentrati e per scaramanzia preferisco non dire niente”.

Secondo l’ex patron, inoltre, la corsa non è a tre bensì a quattro: “La Juventus, purtroppo, non è fuori dai giochi: in un modo o nell’altro riesce a vincere. Mancano poche giornate, ma bisogna sempre fare attenzione che adagio adagio non si avvicini”. Un commento, poi, sulle altre due rivali: “Il Milan ha già fatto tantissimo, credo che i tifosi debbano solo ringraziare Pioli che ha fatto molto bene. Adesso è in un momento di stanca, come accaduto all’Inter per tante giornate: un momento di crisi capita. L’attacco si è espresso malissimo ieri sera, il gioco non è stato granché. Il Napoli si era espresso bene e aveva trovato la quadratura grazie a un asse centrale fortissimo e tanti giocatori di qualità. Poi il Napoli si trova spesso in queste situazioni, la Fiorentina ha giocato molto bene, ma devo dire che non me l’aspettavo. Lo trovo comunque ancora l’avversario più serio per l’Inter“.

Fra due giornate l’Inter ospiterà la Roma di Mourinho, che tornerà a San Siro per la seconda volta dopo i quarti di finale di Coppa Italia dello scorso 9 febbraio: “Ogni tanto sento Mourinho: è sempre vivace, affettuoso, amico come lo avevo lasciato anzi, forse ancor di più. Gli auguro di fare molto bene, ma c’è di mezzo l’Inter e quindi non so cosa dirgli”.

I singoli

Moratti, poi, commenta il momento difficile vissuto da Lautaro: “Promette tantissimo e da due o tre anni si pensa possa essere finalmente forte e stabile. Non so perché ma non è ancora capitato, forse perché non gioca costantemente: ha classe, è vivace nel gioco, coraggioso. Mi auguro che nelle ultime giornate possa esprimersi al top. Dzeko meglio senza Lautaro? Correa non è male, è un giocatore intelligente che mette in condizione Dzeko di avere più occasioni. Dzeko è un grandissimo campione, se comincia a camminare per lui non ci sono storie. Quello che chiediamo è continuità: mancano poche partite, bisogna mettercela tutta”.

Il migliore in campo contro il Verona è stato sicuramente Perisic, il cui contratto è in scadenza il prossimo 30 giugno e le discussioni per un prolungamento sono ancora in corso: “Sì, è da rinnovare. Capisco che alla dirigenza possa magari dare fastidio questa mia opinione, ma è da rinnovare”.

Sul mercato, Moratti prenderebbe Dybala o Lukaku? “Dybala per me è talmente forte che lo prenderei sempre. Dipende da chi sarà il nostro centravanti, perché credo che ne avremmo bisogno. Se non è Lukaku, uno di riserva bisogna prenderlo. Ma anche titolare…”

Lo stadio

L’ex patron, infine, si esprime sul tema stadio, ancora in fase di stallo nell’attesa del dibattito pubblico, con l’opzione di andare fuori da Milano sempre sullo sfondo: “Entrare in questo vespaio non è la cosa più sana che ci sia. Sembrava andasse tutto tranquillamente, poi sono sorti problemi: è giusto che la gente si esprima per capire se è il caso di costruire uno stadio nuovo. Sesto San Giovanni è una zona ottima per fare uno stadio, ma sarebbe un peccato portarlo fuori Milano. Insisto però sul fatto che San Siro è talmente bello che tutta questa necessità non c’era. Forse c’è una necessità economica, lo sanno loro. Tenere lì un monumento è inutile, non è solo per difenderlo ma perché è ancora valido: un tifoso, quando entra, avverte tutta la passione per le cose bellissime che lì sono accadute. È per questo che si cerca di preservarlo”.

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Published by
Simone De Stefanis