3 dicembre, 7 febbraio, 22 aprile: cosa hanno in comune queste tre date? Sono i giorni di vigilia della Roma verso le sfide contro l’Inter in questa stagione. Solitamente, prima delle partite, José Mourinho tiene abitualmente le sue conferenze stampa a Trigoria. Il tecnico portoghese, tuttavia, ha disertato gli incontri con i giornalisti in tutte queste occasioni: se tre indizi fanno una prova, quella di non parlare prima degli incroci con il suo glorioso passato è una scelta ben ponderata, non una casualità. La Gazzetta dello Sport prova ad analizzarne i motivi.
“Mourinho preferisce così. Non che gli manchi il coraggio di affrontare certe situazioni, è evidente, anche perché l’allenatore della Roma anche quest’anno ha dimostrato di saper e voler prendere di petto le problematiche sempre a viso aperto, senza timori o paure. Questa, però, per lui è una partita troppo delicata, ci sono di mezzo i sentimenti, il suo passato dorato da interista, quando invece era proprio la Roma la sua nemica numero uno. Quel “zero tituli” è rimasto uno slogan appiccicato sulla sua pelle, ma anche uno dei momenti in cui la tifoseria romanista lo ha “odiato” di più. Tutta altra storia rispetto ad oggi, dove la gente giallorossa si è consegnata in tutto e per tutto al portoghese, considerandolo il vero capopolo e la luce a cui aggrapparsi per il presente e il futuro. Se Mourinho ieri era un nemico, oggi è la musa ispiratrice. E José questo lo sa, come sa esattamente che a Milano – sponda nerazzurra – lo hanno tutti ancora in fondo al cuore”.
Il rischio è quello di risultare indelicato verso interisti o romanisti con le dichiarazioni in sala stampa. “Perché potrebbe essere frainteso, dire qualcosa che inevitabilmente scontenti qualcuno. Se dovesse lanciarsi in ricordi troppo nerazzurri rischierebbe di urtare la sensibilità giallorossa, del popolo che oggi lo ama e lo difende da tutto e da tutti. Se invece dovesse essere troppo immerso nel presente romanista potrebbe creare suscettibilità nell’ambiente nerazzurro, che comunque continua a vederlo come una figura iconica del suo passato e della sua storia. Ecco perché Mou ha deciso ancora una volta di non parlare”.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)