Roberto Vecchioni, cantautore e tifosissimo nerazzurro, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport nel giorno di Inter-Roma e del terzo incrocio fra la Beneamata e l’uomo del Triplete. “Per noi interisti dentro, Mourinho è stato tutto! Per noi interisti era la madre e il padre, la moglie e i figli, il cane e il gatto… Nel 2010 non c’era altro per noi. Lo avevamo in testa per tutta la settimana. Avevamo del nostro allenatore portoghese un concetto così alto e così pieno che arrivavamo a pensare che quando perdeva lo faceva apposta. Quando stavamo pareggiando non ci perdevamo d’animo, ci dicevamo “tranquilli che adesso Mou mette 5 attaccanti e vinciamo”. E così faceva. La sua Inter chiudeva le partite con 5 attaccanti”.
Vecchioni racconta un aneddoto risalente al momento in cui ha conosciuto personalmente il tecnico portoghese. “Sono andato ad Appiano Gentile un paio di volte per incontrarlo. E mi colpì la sua presenza di spirito, era preparato su tutto. Sapeva esattamente chi fossi e mi accolse canticchiando Luci a San Siro. Per me era una divinità… gli ho chiesto una foto, un suo autografo e lui ha voluto il mio. Il suo triplete resta un’impresa impossibile da rifare. Mou è un leader carismatico capace come nessun altro di forzare il destino. È un po’ stregone. Vinse la Coppa Italia per 1-0 sulla Roma con un fantastico gol di Milito, il campionato di pochissimo sempre sulla Roma e poi la Champions. In altri momenti e con altri in panchina poteva andare tutto storto e invece quel mago di Mourinho forzò la mano al destino…”.
Resta indimenticabile la notte di Madrid: “Ho portato con me tutta la famiglia. Biglietti, albergo e ubriacatura con moglie e figli rigorosamente interisti. Ricordo che abbiamo passato la notte a bere con i tifosi tedeschi che si sono rivelati sportivissimi. Ci siano sentiti tutti cittadini d’Europa. Di una bella Europa. Quello è uno dei giorni sottolineati sul calendario della mia vita. La laurea, il mio matrimonio, i miei figli, la mia vittoria di Sanremo… e la finale di Madrid sono i momenti fondamentali della mia esistenza”.
Inzaghi e Interismo
Si passa poi all’attualità, che si chiama Simone Inzaghi: “Ne penso bene, molto bene. Quando i miei amici interisti mi dissero delusi che avevamo preso una mezza figura per sostituire Conte io dissi subito che non ero d’accordo. Inzaghi aveva già fatto bene alla Lazio ed ero sicuro che avrebbe fatto grandi cose con noi. Di lui mi piace quell’atteggiamento passionale e quasi nevrotico che ha in partita. Lui non sa stare in panchina perché vorrebbe essere ancora in campo. Lui vuole assolutamente la vittoria. Il qualche modo mi ricorda Trapattoni, come spirito… Ma per fortuna ha un gioco più offensivo del Trap”.
Per finire, cos’è per Vecchioni l’Interismo? ““È qualcosa di innato, uno nasce con certe cellule che sono retoricamente nerazzurre. Noi interisti siamo naturalmente portati alla sofferenza, siamo stoici ed epicurei insieme. Stoici perché sopportiamo anche le prove più dure, epicurei perché nel momento della vittoria ci sentiamo campioni del mondo. Mai mezzi termini, mai mezze misure. L’interista è una persona di grandi aperture, di fantasia, di progettualità. Come segno zodiacale è un Cancro perché passa tra abbattimenti spaventosi e corse al cielo senza limiti”.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)
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