Classe 2004 da Boario Terme, Andrea Pelamatti veste nerazzurro da otto anni, ha un mancino fatato e si allena anche con la prima squadra di Simone Inzaghi. A raccontare la storia è il sito sprintesport.it, bibbia del calcio giovanile in Lombardia.
Boario-Rovato: 51 chilometri. Rovato-Milano: 77 chilometri. Milano-Rovato: 77 chilometri. Rovato-Boario: 51 chilometri. Sommati fanno 256. Per un totale di quattro giorni a settimana, dal martedì al venerdì, fanno 1024 chilometri. Aggiungiamoci la partita del weekend, che sia al Suning di Milano o in trasferta nel nord Italia: 1500 chilometri a settimana, 6000 in un mese, 54000 in un anno, 324000 in sei anni. Quelli percorsi da Andrea Pelamatti sulla corsia di sinistra dell’Inter, almeno per ora, sono certamente meno, ma cos’altro meglio dei numeri per provare a descrivere la passione di un classe 2004 che, da otto anni a questa parte, sta vivendo una vera e propria favola con la maglia nerazzurra?
Andrea ha 4 anni, frequenta l’ultimo anno di asilo e si appresta ad iniziare la sua avventura calcistica in una piccola squadra del suo paese, la scuola calcio Montecchio. Ad affiancarlo c’è papà Mauro: vero uomo di sport, appassionato di calcio fino al midollo e allenatore proprio dei giallorossi. Nato ad Esine (provincia di Brescia) e cresciuto a Boario Terme, paese che conta poco più di 15 mila abitanti, tra i giallorossi ci resta cinque anni: il motivo dell’addio? La chiamata dell’Uesse Sarnico.
La svolta nell’anno della quinta elementare. Utilizzando un gergo calcistico, Andrea è solo un Pulcino: l’esperienza nei blues lo forma tecnicamente, gli permette di confrontarsi con giovani altrettanto preparati ma soprattutto gli apre le porte dell’Inter. Essendo uno dei centri di formazioni maggiormente riconosciuti dal club nerazzurro, come dimostrato dai 90 talenti sbocciati a Sarnico e passati successivamente all’ombra della Madonnina, la grande chiamata non tarda ad arrivare. Che Andrea sia un talento fuori dal comune è evidente: mancino fatato, scatto bruciante, tecnica sopraffina e ottima intelligenza tattica. Caratteristiche che lo portano ad essere inizialmente impiegato da esterno alto, finendo poi per diventare un vero e proprio terzino sinistro.
È il 2014, Andrea ha decisamente più esperienza sulle spalle ed è pronto a dare inizio ad un’avventura che, da lì a qualche anno, l’avrebbe portato addirittura ad allenarsi ad Appiano Gentile con la prima squadra di Simone Inzaghi. I primi anni in nerazzurro sono un mix tra soddisfazioni, sacrifici, pianti, gioie, dolori e, ultimo ma non per importanza, chilometri percorsi. Ecco che ritornano i numeri, avendo vissuto da vero e proprio pendolare per sei stagioni: il tragitto Darfo-Rovato in macchina con il nonno paterno, quello Rovato-Milano con il pullman messo a disposizione dalla società. Il tutto fino al 2020, quando si trasferisce a Milano con la mamma: la mattina scuola con l’Academy dell’Inter, il pomeriggio allenamento.
Se è vero che nel calcio va avanti solamente chi è disposto a fare sacrifici, Pelamatti meriterebbe fin da subito la Serie A. Tempo al tempo, anche se già non mancano le soddisfazioni: in maglia nerazzurra, azzurra e rossoblù. La prima è quella dell’Inter, da otto anni cucita ad hoc sul suo petto. Dagli Esordienti alla prima squadra, passando per anni vissuti da protagonista nel settore giovanile fino alle sette presenze collezionate nella stagione attuale con la Primavera di Cristian Chivu. La seconda è quella della Nazionale italiana, casacca vestita per ben 8 volte: dall’esordio (da capitano) ai tempi dell’Under 15 contro l’Austria allo stage dello scorso novembre con l’Under 17. Nel mezzo l’esperienza con la terza maglia: quella rossoblù, quella della Russia. Avendo il doppio passaporto (papà italiano e mamma russa), Andrea si è reso protagonista anche con la Nazionale russa esordendo contro l’Inghilterra (vittoria 2-1 per gli inglesi).
Pelamatti è un mix tra Marcelo (suo idolo) e Roberto Carlos. Difensore esterno ma non solo, visto che il classe 2004 è spesso utilizzato anche come mezzala sinistra in un centrocampo a tre. Leader in tutto e per tutto, oltre alla tecnica può contare su una tenuta mentale non indifferente: in campo, risultando sempre sul pezzo e forte di un atteggiamento mai sopra le righe, ma soprattutto fuori. Nonostante la giovane età è infatti un ragazzo molto quadrato e maturo, attento all’alimentazione e con un senso del lavoro senza eguali tanto che spesso, anche prima dell’alba, lo si può trovare a fare qualche sgambata prima di iniziare la giornata.
(FONTE: SPRINT E SPORT)
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