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L’ANALISI – Troppo fragili per vincere uno Scudetto: tragedia nerazzurra a Bologna

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La partita dell’Inter è durata meno di 90 minuti. Per la precisione, solo 25. Il resto è stato frenesia, nervosismo, uno spartito che raccontava di un finale scritto. La squadra di Inzaghi è durata meno del previsto come nella prima sconfitta in campionato con la Lazio, come nel derby con il Milan, come all’andata con il Liverpool: si è arrestata prima perché, ancora una volta, è arrivato “l’imprevisto”. Questo gruppo si è dimostrato incapace di gestire gli eventi avversi, quelli che non merita, quelli inaspettati: ci ha messo due mesi a riprendersi dallo shock di un derby perso proprio perché, quando pensava di averlo in pugno, era arrivata la doccia fredda Giroud e da lì non si era più raccapezzata. Poi si è rialzata inanellando cinque vittorie consecutive, sulle ali dell’entusiasmo di una vittoria insperata e immeritata in casa della Juventus. Segno, ancora una volta, di una squadra troppo volubile, troppo esposta, dipendente dagli eventi: condensando il concetto, troppo fragile per vincere uno Scudetto.

Al netto delle lacune strutturali, soprattutto nelle alternative in panchina, il calcio non è e non può essere solo ridotto all’aspetto tecnico, quando ti giochi un titolo in volata con tutto il carico di pressione che tale contesto comporta. Il Milan ha dimostrato di saper sopperire ai limiti qualitativi con l’umiltà, la caparbietà: per questo, molto probabilmente, è destinato a vincere il titolo. L’Inter, a Bologna, è rimasta al gol di Arnautovic, arrivato quando non se lo aspettava, visto che i primi 25 minuti erano stati giocati ad altissimo livello e con giocate di notevole spessore qualitativo. Vincere un titolo, però, richiede la capacità di accettare i momenti avversi, di gestirli e indirizzarli nuovamente a proprio favore: ribaltare l’inerzia, quando questa ti volta le spalle. Serve una tenuta mentale forte. I nerazzurri, invece, vanno a mille e diventano straripanti soltanto quando tutto va come dovrebbe, quando tutto va come meritano, o pensano di meritare. È per questo che, siamo sicuri, se fosse arrivato anche il 2-0 nei primi minuti, la partita si sarebbe trasformata in una goleada proprio come all’andata. E invece tac, imprevisto: niente gol, anzi, rete subita. E allora tutto si inceppa, il pallone pesa tanto, tantissimo: gli spazi stretti, nella testa dei giocatori, diventano ermetici e invalicabili.

Se qualcosa può andare male, andrà anche peggio, con Radu che trasforma la serata da pessima in una vera e propria tragedia sportiva. Inutile infierire su di lui, bastano le lacrime di un ragazzo che ha macchiato indelebilmente la propria carriera. Servirebbe, piuttosto, interrogarsi sulla gestione scellerata portata avanti dall’Inter negli ultimi anni, a proposito dei portieri di riserva, mai di livello e mai impiegati. E così basta un fisiologico acciacco del quasi 38enne Handanovic per affidare una partita decisiva della stagione ad un estremo difensore che aveva messo piede in campo solo una volta, in tutta l’annata.

Chiudendo la parantesi, uscire con un punto da Bologna sarebbe stato estremamente negativo, ma avrebbe permesso all’Inter di mantenere il sorpasso in canna con un pareggio del Milan. Adesso, alla luce degli scontri diretti, servirebbe una sconfitta degli uomini di Pioli. L’Inter resta disperatamente aggrappata alla speranza di un miracolo, ma i segnali caratteriali – prima che tecnici – parlano chiaramente rossonero. In soli tre giorni abbiamo assistito alla rete di Tonali nel recupero e poi al suicidio sportivo nerazzurro. Non c’è molto altro da dire, al termine di una serata così devastante.

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Published by
Simone De Stefanis