L’acquisizione del Milan da parte di Investcorp è sempre più vicina e si fa strada l’ipotesi di uno stadio tutto rossonero. Mohammed Alhardi, presidente esecutivo del fondo del Bahrein, incontrerà l’Inter non appena la trattativa si sarà chiusa per fare il punto sul progetto condiviso, ma la priorità dei nuovi proprietari rossoneri sembra essere quella di costruire uno stadio esclusivo, solo per il Milan. E a quel punto, cosa farebbe l’Inter?
La Gazzetta dello Sport racconta i piani in casa nerazzurra. “Ai piani alti di Viale della Liberazione, l’eventualità per ora è considerata remota, anzi l’idea è di accelerare ancora assieme al Milan secondo lo schema degli ultimi anni. Ma, qualunque cosa accada, l’Inter eviterebbe di farsi prendere in contropiede. Con una certezza di fondo: il club nerazzurro non resterebbe certo da solo col cerino in mano del vecchio San Siro. Non potrebbe sfruttare un impianto non di proprietà, da ristrutturare in autonomia, e con costi di gestione invariati rispetto al passato. A quel punto, la ricerca di uno stadio tutto nerazzurro sarebbe una conseguenza quasi naturale“.
In Viale della Liberazione sanno che, con l’ingresso di Investcorp sulla scena, il contesto potrebbe cambiare e diventa quindi fondamentale studiare piani alternativi. Fra i quali non è esclusa la ristrutturazione di San Siro. “L’Inter dovrà riconsiderare ogni ipotesi in base a una necessità vitale: al club serve una casa più accogliente e produttiva di quella che ha adesso. La ristrutturazione del vecchio San Siro, presto accantonata per i costi esorbitanti, potrebbe quindi essere riconsiderata, ma con presupposti completamente diversi dal passato. Anche perché diventerebbe dirimente il costo della concessione di San Siro: al momento vige un contratto fino al 2031 secondo cui Milan e Inter dividono una spessa complessiva da dieci milioni l’anno. Impossibile che quello stesso canone venga pagato da una sola società e e sarebbe necessario trovare nuove, faticose intese”.
Se l’accordo non dovesse essere raggiunto o richiedesse, come probabile, tempi troppo lunghi, allora “partirebbe la corsa a un altro impianto di proprietà, da costruire magari prima dei cugini visto il know how accumulato negli anni. Nella Milano che guarda all’insù, lì dove si faticava a costruirne uno, improvvisamente potrebbero nascere due stadi“.
(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)