Lo avevamo chiesto a gran voce, dopo la vittoria di Udine: basta regali. L’Inter ha già dato e pagato a caro prezzo i suoi errori, trovandosi in una situazione alquanto scomoda: quella di chi spera in un miracolo in questi ultimi istanti di campionato. I nerazzurri, però, erano andati vicinissimi ad alzare bandiera bianca nei primi 40 minuti contro un Empoli ben organizzato ma che ha pure approfittato di alcune lacune mentali evidenziate dagli uomini di Inzaghi. Il gol a freddo di Pinamonti ha innervosito l’Inter, che ha manifestato una esiziale frenesia, perdendo in lucidità e in organizzazione: da questo deriva il raddoppio toscano, che sembrava aver messo la parola fine su questo campionato.
Poi, però, arriva l’episodio favorevole. Uno, finalmente, anche per noi. Si tratta dell’autogol di Romagnoli, con il quale i nerazzurri si riaccendono e trovano la carica per attaccare a testa bassa. Se a Bologna l’atteggiamento di squadra aveva subito uno scossone dopo il gol di Arnautovic, contro i toscani lo switch mentale è arrivato – in senso opposto – dopo questo episodio. Quelli da cui una grande squadra non dovrebbe dipendere, ma che di fatto rivoluzionano il pomeriggio nerazzurro. San Siro non aveva mai smesso di crederci, neppure sullo 0-2, ed ha spinto i ragazzi di Inzaghi verso la rimonta: sembrava la Bombonera.
E poi, quando conta, quando la palla pesa e non entra, nonostante la gara fosse diventata un tiro al bersaglio (i nerazzurri hanno chiuso addirittura con 37 tiri), ecco il campione. Perché Lautaro Martinez questo è: con buona pace di chi gli ha dato del sopravvalutato, del pavido, di quello che senza Lukaku non è da Inter. Il Toro firma il pareggio e poi il vantaggio con due gol di pura grinta, toccando il record di gol stagionali in carriera: sono 23. Il numero dieci ha avuto i suoi momenti di appannamento durante l’annata, come ce li ha avuti tutta la squadra, ma come si fa a non vedere la sua qualità, il livello superiore, la voracità? L’Inter si è rialzata, nonostante le incertezze difensive di Skriniar sulla prima rete e di De Vrij sulla seconda, con una rabbia che significa solo una cosa: noi non ci arrendiamo, siamo ancora vivi. E, come detto dopo Udine, se devono vincere questo Scudetto, che lo facciano all’ultima giornata. Lo meritiamo, lo merita il popolo nerazzurro che ha fatto registrare il terzo sold-out consecutivo dopo quelli con Milan e Roma, sostenendo la squadra e diventando un catino spaventoso per gli avversari nei momenti di massimo sforzo dei nerazzurri. Solo all’ultima giornata. L’Inter lo deve ai suoi tifosi.
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