Beppe Marotta, amministratore delegato sport dell’Inter, ha presenziato ad un evento organizzato da Il Mattino, parlando anche della situazione difficile del calcio italiano: “Ho 45 anni di esperienza in questo mondo, devo constatare che nel 2000 eravamo l’Eldorado del calcio, per qualità del prodotto e ingaggi di giocatori. Molti campioni, come Maradona, venivano in Italia e finivano la carriera qui. Oggi la Serie A è un campionato di transizione, dove i giocatori arrivano per poi andare via. Ho avuto gli esempi l’anno scorso con Hakimi e Lukaku, che arrivavano da squadre importanti come Real Madrid e Manchester United ma a fine stagione hanno chiesto di andare via“.
Si passa poi alla sostenibilità, un principio richiamato anche ieri dal presidente Zhang: “La sostenibilità è fondamentale. Tuttavia, essendo il calcio un fenomeno popolare, se chiedessimo a dieci tifosi cosa preferirebbero tra una società che vince lo Scudetto rischiando il default e una virtuosa che però arriva quinta o sesta, undici direbbero scudetto e default. Al di là di questo, il responsabile della gestione deve essere equilibrato: la sostenibilità è un obbligo anche perché rispondiamo alle disposizioni del sistema calcistico, come licenze UEFA e licenze nazionali. Inoltre, bisogna capire che vanno contenuti i costi: il costo del lavoro oggi sfiora il 60-70% del fatturato, una società di manufatti vedrebbe il fallimento dietro l’angolo”.
Ma Marotta come si immagina l’Inter fra un anno? “Il core business è il calcio, io mi occupo soprattutto di questo. La gestione va avanti con un progetto che è iniziato quattro anni fa e che deve proseguire nella ricerca della sostenibilità, non tralasciando l’obiettivo di arrivare nelle prime quattro che vanno in Champions: da lì arrivano decine di milioni che servono alla gestione”.
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