IL PUNTO – Dybala, Lautaro, Lukaku: il tridente stellare è davvero possibile? Ecco come…

Trattative diverse, storie diverse, momenti diversi. Fra Paulo Dybala, Lautaro Martinez e Romelu Lukaku c’è però un filo comune: il desiderio forte di vestire i colori nerazzurri nella prossima stagione. La voglia di Milano li lega: per arrivarci, restarci o tornarci poco cambia.

Qualcuno – come la Joya – ha dato priorità assoluta alla Beneamata: un desiderio corrisposto, come dimostrato dall’incontro in sede di mercoledì. Manca la firma insieme agli ultimi dettagli, ma il finale sembra scritto. Poi c’è chi la maglia dell’Inter l’ha già indossata per quattro stagioni e proprio non vuole togliersela di dosso: il Toro si sente un simbolo dell’interismo – come ha ammesso il suo procuratore – e vuole prendersi subito la rivincita per uno Scudetto scucito dal petto facendolo da protagonista, da numero dieci, da leader tecnico e mentale. E poi c’è chi leader lo è stato, c’è chi a Milano ha vissuto gli anni indiscutibilmente più belli e proficui della sua carriera: Romelu Lukaku lo ha capito troppo tardi, quando le valigie a Londra erano già disfatte e il primo bacio sulla maglia blu del Chelsea già inesorabilmente immortalato dai fotografi. Il belga sta facendo di tutto, veramente di tutto, per ritornare ad essere Re di Milano.

Questione di incastri…

I tifosi nerazzurri inevitabilmente si chiedono: ma sarà possibile vederli tutti e tre insieme nell’Inter 2021-22? Non impossibile, molto difficile però sì. In primis per difficoltà oggettive nei negoziati, soprattutto nel caso di Lukaku. Se per Dybala le distanze sull’ingaggio e sui bonus verranno con tutta probabilità colmate con l’individuazione dell’incastro giusto, Lautaro ha rinnovato da qualche mese il suo contratto ed aperto – insieme alla compagna Agustina – un ristorante in zona Brera, ulteriore testimonianza di un idillio mentale, prima che professionale, instaurato con la città di Milano. Per il belga, come sappiamo, dopo l’apertura del Chelsea al prestito serve trovare l’incastro giusto, come nel caso di Dybala, ma se quello della Joya è un puzzle che con un po’ di pazienza verrà completato, quello di Romelu assume tutte le sembianze di un rompicapo, di un cubo di Rubik.

Il Chelsea non vuole, com’è sacrosanto che sia, disperdere l’investimento più oneroso della propria storia che ammonta a 115 milioni e risale a soli dieci mesi fa. L’Inter, però, non ha intenzione di inserire i suoi big (Lautaro, Skriniar, Barella, Bastoni) nella trattativa: privarsene è già difficile, utilizzarli come contropartite e quindi non monetizzare al massimo lo è ancora di più. E allora c’è l’ipotesi Dumfries, che Marotta e Ausilio proveranno a percorrere fino in fondo. Anche così, forse, si spiega l’affare quasi concluso per Bellanova a destra e il forte interessamento per Cambiaso a sinistra. Può essere la soluzione migliore, la più soddisfacente per entrambe le parti in causa.

…e di sedie

Questione di incastri e di sedie. Sì, ha detto bene Paolo Condò a proposito del mercato nerazzurro. Alla fine della musica, chi avrà preso posto? Uno, Alexis Sanchez, non ha poi tutta questa voglia di farlo, ma chiede un incentivo per non partecipare. Con il clamoroso arrivo di Dybala e Lukaku, poi, uno fra Correa e Dzeko sarebbe di troppo e dipenderà dall’Inter avvantaggiare uno o l’altro. Anche perché il budget sarebbe a quel punto sforato e non dimentichiamo la richiesta di Zhang: taglio del 15% sul monte ingaggi. La cosa più sensata sarebbe privarsi del bosniaco (guadagna circa 5,5 milioni), ma a 36 anni risulta naturalmente poco appetibile sul mercato. In quel caso, servirebbe un incentivo pure per lui, oltre che per Vidal e Sanchez: difficile. Meno lo sarebbe invece dare il benservito a Correa, per il quale servirebbe una cessione a titolo definitivo o quanto meno un prestito in giro per l’Europa.

L’attivo non si cancella

La volontà dei giocatori di arrivare all’Inter, di restare all’Inter, di tornare all’Inter: tutto molto bello, davvero. Sembra un sogno, ma poi c’è da fare i conti con la realtà, con il fatto che questa situazione non possa fare da spugna e cancellare il diktat della proprietà pronunciato subito dopo la fine del campionato: serve un attivo di almeno 60 milioni sul mercato. E allora, per comporre un attacco così, servono rinunce, dolorosissime rinunce. Sarebbe un reparto d’attacco quasi di morattiana memoria: altri tempi, altre storie. Oggi non si può avere tutto, urgono compensazioni. E allora, con Bastoni che ha annunciato di rimanere a Milano, probabilmente l’indiziato principale sarebbe un calciatore amatissimo dai tifosi nerazzurri come Milan Skriniar. Non c’è bisogno di sottolineare che sì, anche lui, vuole restare. A Marotta, Ausilio e Inzaghi l’onere e l’onore di stabilire se il gioco (della sedia) valga la candela.

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